Massimo Riva. Dopo ventuno mesi consecutivi di recessione, un alleggerimento della pressione fiscale era e rimane un imperativo categorico. Non si può nemmeno immaginare di rilanciare il volano della crescita se non si allevia il carico tributario sul doppio fronte dei salari e delle imprese.
Soltanto così, infatti, è possibile rianimare quel circuito domanda-offerta da cui dipende la vitalità di qualunque sistema economico. E’ il caso di ricordare queste ovvietà perché il primo atto del governo Letta in materia va in tutt’altra direzione. Anziché ridurre il prelievo sui fattori principali della produzione, ci si occupa di sospendere il pagamento della rata di giugno della tanto discussa Imu sulle prime case. Sì, certo, rispetto alle guasconate elettorali di Berlusconi in proposito si tratta di una mossa ben più cauta. Non si parla più di restituire quanto pagato l’anno scorso, si escludono dal temporaneo beneficio ville e castelli mentre si includono gli immobili rurali per dare una boccata d’ossigeno alla cenerentola agricoltura. Tutte foglie di fico, comunque incapaci di nascondere la vergogna di sostanza che rimane quella di aver anteposto la tutela fiscale di beni patrimoniali all’esigenza di ridurre il prelievo sui redditi. Scelta che in una congiuntura come l’attuale non è solo un delitto politico ma un errore economico grave.
Repubblica Affari&Finanza – 20 maggio 2013