Raptus di un 70enne. «Dava fastidio al mio meticcio». Maltrattamenti e porto d’arma: multa da 9mila euro
VERONA – Quel pastore tedesco di proprietà dei suoi vicini di casa non lo «lasciava mai in pace». Quell’animale non «dava tregua» né a lui, un pensionato di 72 anni che abita in città, né – soprattutto – al suo «amatissimo» meticcio. E così, dopo che per l’ennesima volta quel cane di grossa taglia dei vicini stava «infastidendo» il suo cucciolo al loro passaggio lungo la strada, non ha trovato di «meglio» (si fa per dire, ovviamente) che estrarre niente meno che una baionetta e, «armato» di quel «pugnale ricavato dalle Daghe austriache della prima guerra mondiale», colpire a morte l’«odiato» pastore tedesco. E’ stata senza dubbio una reazione spazientita quanto intrisa di violenza e follia, quella che il 14 aprile 2010 ha animato la mano impazzita di C. B., pensionato veronese che si è immediatamente visto iscrivere nel registro degli indagati dalla procura scaligera per la doppia ipotesi di reato di maltrattamento degli animali e porto abusivo d’arma atta a offendere.
Una duplice contestazione che, al termine dell’inchiesta preliminare e sulla scorta degli accertamenti effettuati dalla polizia scaligera, ha indotto il pubblico ministero Elisabetta Labate a infliggere al pensionato un decreto penale di condanna a 8.750 euro di multa. In base alle conclusioni tracciate dallo stesso pm, infatti, il pensionato avrebbe «per crudeltà e senza alcuna necessità colpito con un coltello il cane pastore tedesco di proprietà» del vicino di casa «cagionandone il decesso». Quanto alla seconda contestazione avanzata contro l’anziano, quest’ultimo quel famigerato giorno di follia avrebbe violato l’articolo 4 della legge 110 del 1975 «portando in luogo pubblico senza giustificato motivo un coltello con lama lunga venti centimetri, utilizzato per colpire l’animale del vicini di casa». Per l’esattezza, secondo i controlli svolti dagli agenti della volante intervenuta prontamente sul posto, si trattava di una baionetta «modificata dagli italiani per la seconda guerra mondiale per il Corpo spedizioni italiani in Russia Csir, sigla riportata anche sul manico dello stesso pugnale».
Un’arma quanto mai pericolosa, quest’ultima, che i poliziotti subito dopo il «fattaccio» hanno ovviamente sequestrato all’anziano: nel tentare di giustificarsi, agli agenti ha dichiarato che aveva «dovuto farlo per difendere» il suo meticcio «dai morsi del cane di razza pastore tedesco» dei vicini. Peccato però che, esaminando meglio la situazione, i poliziotti abbiano invece appurato che «il cane dell’accoltellatore non presentava in realtà alcun segno di morsi». In quei concitati istanti, la proprietaria del cane ucciso nello sporgere denuncia-querela contro il vicino ha fatto mettere a verbale che «mentre sia lei che il cane con la coscia insanguinata rientravano frettolosamente nel proprio cortile», l’anziano «brandiva in alto con la mano destra il coltello invitandoli a tornare indietro». A quel punto, senza perdere neppure un istante, i padroni del pastore tedesco si sono precipitati con il loro animale ferito in uno studio veterinario, dov’è stato subito sottoposto a una delicata operazione chirurgica per cercare di salvargli la vita. Purtroppo, tuttavia, ogni tentativo è risultato inutile e per il povero Boyk, alla fine, non c’è stato proprio nulla da fare. «Profonda ferita nell’emicostato destro con perforazione ed emorragia polmonare», ha sentenziato la veterinaria. E adesso, dopo quel doloroso verdetto, anche la Giustizia ha pronunciato il proprio.
Corriere Veneto – 14 maggio 2013