La docente in pensione accetta la proposta del presidente Muraro: «La metterò in giardino poi chiamerò il veterinario»
«Una nutria in casa non l’ho mai tenuta, ma mi daranno pure qualche indicazione». Non si perde d’animo di fronte a nulla Raffaella Frattini, professoressa di lettere in pensione, vegetariana convinta e con la passione per l’arte e gli animali. È stata la prima, assieme a un’altra signora di Cison, a farsi viva in Provincia per chiedere in adozione una nutria dopo le polemiche per l’annunciato abbattimento di uno dei roditori catturato al mercato di Treviso.
E adesso attende. Il presidente della Provincia Leonardo Muraro dice che le prime due nutrie catturate nei prossimi giorni verranno date a chi le ha chieste in adozione e non abbattute. «Bene, la sua idea mi è subito sembrata molto buona. E poi adottarla non penso che voglia dire necessariamente portarsi a casa la nutria, ma accudirla e liberarla in un posto protetto dove possa essere tenuta al sicuro».
Tipo dove? «Si potrebbe ricavare uno spazio nel parco dello Storga, mi sembra un ambiente adatto».
Ma se le viene affidata se la dovrà per forza portare a casa, dopo semmai portarla in un luogo protetto. È attrezzata? «La metterò in giardino, in un recinto confortevole in modo che stia bene. Non so come si cura una nutria, ma mi forniranno tutte le informazioni del caso. Poi chiederò consigli a un veterinario».
Sa cosa mangia, conosce le abitudini di questa specie? «So che è erbivora. Poi su internet si trova tutto e di più al riguardo. Ma la nutria data in adozione potrebbe diventare un simbolo».
Muraro dice che ogni nutria data in affidamento dovrà essere vaccinata e microchippata. «Ha ragione, chi adotta deve prendersi le sue responsabilità».
Per lei la soluzione migliore sarebbe però liberarla in un luogo protetto. «Sì, un posto dove può stare tranquilla e controllata. Come lo Storga».
Cosa dice della campagna di abbattimenti programmata dalla Provincia? «Mi sono indignata quando ho visto le pettorine per i cacciatori incaricati. Per contenerle si può tentare anche altro».
Lei cosa farebbe? «Avviare una campagna di sterilizzazione, magari con l’aiuto di qualche veterinario specializzato in specie selvatici».
Lei ha altri animali? «Sì, ho un cagnolino. Abito in zona Acquette e ho messo le foto di papere e anatre lungo la strada per invitare la gente a moderare la velocità e fare attenzione. Con la Lav ho adottato un toro a distanza: a Rivoli c’era allevamento dove venivano maltrattati. Adesso mi prendo cura del toro Jack».
Gazzettino – 6 maggio 2013