di Roberto Turno. Dal primo gennaio 2014 in vigore aggravio di due miliardi per i contribuenti. Prevista anche la creazione di due gruppi di lavoro: per il deficit delle Regioni e per il decreto staminali ancora fermo al Senato.
Per il momento resta abbottonatissima. «Questa settimana devo studiare tutti i dossier», rivela uscendo dall’aula di Montecitorio dopo il discorso programmatico appena pronunciato dal premier Enrico Letta. Dossier complicatissimi, che ha trovato in eredità sul suo tavolo al ministero. Ma a uno dei tanti, in particolare, ha già detto che dedicherà da subito la massima attenzione: i superticket da due miliardi in più che entreranno in vigore dal i gennaio del prossimo anno. Quasi la metà in più di quanto oggi già pagano gli italiani in varie forme non esenti dalla partecipazione alla spesa sanitaria. Una partita delicatissima, una vera e propria Imu sanitaria. Sulla quale ieri la neo ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, in occasione del passaggio delle consegne col suo predecessore, Renato Balduzzi, ha anticipato di voler aprire un «tavolo» di lavoro ad hoc.
Un tavolo specifico tutto per i superticket, segno della preoccupazione che cresce anche nel nuovo Governo sulla pesantezza dei nuovi balzelli sanitari in arrivo, come hanno per tempo messo in guardia sindacati, Regioni, esperti. Con i partiti che finora sono rimasti a guardare, mentre la proposta di riforma allo studio con Balduzzi – una franchigia per reddito applicando il nuovo Isee familiare – è rimasta su un binario morto.
Dal quale chissà se ne uscirà in qualche modo col nuovo «tavolo» di lavoro annunciato da Lorenzin, se avrà iI beneplacito di Letta e di Saccomanni, naturalmente. Non sarà però il solo tavolo in gestazione sulla sanità. Tra gli altri temi caldi in agenda, Lorenzin ne ha sottolineato almeno altri due: il “decreto stamina” – che dopo il primo sì del Senato è fermo alla Camera (scade il 25 maggio) – e il capitolo scottante dei piani di rientro nelle Regioni in extradeficit, tanto più dopo la denuncia arrivata ieri dal rapporto «Osservalute» della Cattolica (si veda altro servizio a pag. 19) sul rischio concreto di «tenuta» della sanità pubblica perfino nelle Regioni cosiddette “virtuose”.
L’effetto-crisi, d’altra parte, ha innescato una allarmante retromarcia anche nei consumi sanitari. Con quella che tutti i principali centri studi ormai considerano una vera e propria fuga dalle cure. Chi non può, si cura meno. E tanto meno lo fa se deve pagare di tasca propria. Una miccia per la salute pubblica, ma insieme una spia allarmante di un disagio sociale che cresce. A parte quelli sui farmaci, l’andamento della spesa registrato per i ticket su analisi e specialistica, dopo il maxi rincaro di un anno fa, sta rivelando un calo delle prestazioni considerevole soprattutto da parte degli italiani non esenti.
Un’eventuale moltiplicazione dei ticket per altri 2 miliardi di euro – come previsto dalla manovra estiva di Berlusconi-Tremonti del zou- potrebbe essere insomma il detonatore finale di un sistema sanitario in crisi. Rappresentando un motivo in più per ritardare o evitare del tutto le cure, a partire dalla prevenzione. Una sorta di Imu sanitaria, appunto. Che per il Governo, conti alla mano, non sarà facile disinnescare.
Il sole 24 Ore – 30 aprile 2013