Dall’aumento dei ticket per altri 2 miliardi a partire dal gennaio 2014 alla gestione dei tagli da 31 miliardi alla sanità messi sul piatto da Tremonti-Berlusconi e confermati da Monti. Sono quelle finanziarie le prime sfide che la neo ministra della Salute troverà scritte nei dossier che le lascia in eredità il professor Balduzzi.
Sentieri stretti, che toccano però numerosi nervi scoperti: i nuovi Lea (altri tagli?), l’applicazione della spending review, la riduzione dei posti letto negli ospedali, le cure h24 sul territorio che non decollano, il blocco dei contratti, la politica farmaceutica e la questione industriale della filiera di settore. E poi il federalismo, a partire dal riparto dei 108 miliardi per il 2013 ancora bloccato.
Queste tutte le sfide del neo-ministro.
Patto, cure primarie e Lea
Tra le partite aperte per il nuovo Governo (e per le Regioni) c’è quella del nuovo accordo sulle cure primarie che dovrebbe cambiare l’assetto dell’assistenza sul territorio garantendo assistenza h24 e aggregazioni mediche. La scadenza prevista è a maggio. In piedi c’è anche la revisione dei Lea, messa in cantiere da Balduzzi, ma di cui ancora le Regioni non hanno ricevuto ufficialmente alcuna versione (oltre quella anticipata da Il Sole-24 Ore Sanità). Lea, ritocchi alle cure primarie e anche il riordino della rete ospedaliera sul cui regolamento pende lo stop regionale in assenza di chiarezza sui finanziamenti, hanno come cornice un nuovo Patto per la salute che le Regioni sarebbero pronte a fare, il ministero Balduzzi ha chiesto più volte di trattare, ma di fatto resta ancora un’incognita che anche in questo caso dovrà risolvere il nuovo Governo.
Farmaci e ticket
Eredità spinosissima e multitask il capitolo della farmaceutica per il nuovo Governo, chiamato a fare i conti con pendenze pluriennali ereditate dagli ultimi 2 Esecutivi. Nel giro di un anno e mezzo c’è da sbrigare di tutto: dalla revisione straordinaria del Prontuario farmaceutico nazionale (se ne sta occupando l’Aifa, la scadenza è fissata al 30 giugno) alla nuova remunerazione per le farmacie (stessa scadenza, prorogabile a dicembre). Su tutto spicca però l’appuntamento – più volte ricordato anche nelle settimane scorse dal ministro uscente del Governo Monti, Renato Balduzzi – con l’introduzione delle nuove misure di compartecipazione alle prestazioni sanitarie. Saranno nazionali (ma le Regioni potranno mitigarne l’impatto assicurando l’equilibrio economico-finanziario), aggiuntive rispetto ai ticket locali e soprattutto dovranno servire a drenare altri 2 miliardi a partire dal 2014.
Riparto federalista
Ormai è in stand by da quasi sei mesi rispetto alle previsioni: il primo riparto federalista del fondo sanitario avrebbe dovuto vedere la luce (se non altro con la proposta del ministero) già nell’autunno 2012. Gli strumenti ci sono: il Governo ha approvato d’ufficio (vista la mancata intesa con i governatori) il Dpcm che stabilisce il meccanismo con cui selezionare le cinque Regioni tra cui poi si dovranno identificare le tre benchmark. Ma sia i tempi della crisi di Governo, sia l’allarme default che i governatori hanno lanciato per un fabbisogno per la prima volta in calo quest’anno, hanno chiuso tutto nel cassetto. Un’altra gatta da pelare quindi per i nuovi ministri di Salute ed Economia visto che proprio la legge stabilisce che il riparto 2013, ormai, avrebbe dovuto già essere assegnato.
Blocco dei contratti
È una delle eredità più difficili da gestire per il nuovo Governo: lo schema di decreto dell’Economia che applicando in pieno la legge Tremonti (L. 111/2011) blocca contratti e convenzioni (per la parte economica) per un altro anno, fino a tutto il 2014, è pronto. E ha avuto anche il via libera del Consiglio di Stato (VEDI). L’unica clausola di salvaguardia è, appunto, che il Governo (quello nuovo però) trovi una copertura economica in grado di far fronte ai mancati risparmi che deriverebbero dalla non applicazione della norma. Una scelta che ha arroventato il clima sindacale, pronto a iniziare subito con nuovo Esecutivo una stagione di lotta e di scioperi, visto che, è la stima dei medici, con cinque anni di blocco dei contratti, la perdita media è di oltre 20mila euro pro capite.
Intramoenia e manager
Il nuovo Governo dovrà vedersela subito con la richiesta dei medici di prorogare a fine anno le scadenze ormai non rispettate per l’intramoenia secondo la legge Balduzzi: infrastruttura telematica, studi in rete, moneta elettronica, controlli a tappeto dalle prenotazioni ai pagamenti sono rimasti lettera morta visto che la loro prima scadenza era aprile e sono ancora in alto mare. Altro motivo, quindi, di attrito con la categoria dei dottori d’Italia, che sono già sul chivalà per le regole da applicare secondo la massima trasparenza per la nomina dei primari previste sempre nella legge Balduzzi. Così come ci saranno da rivedere i criteri di scelta dei direttori generali delle aziende sanitarie e al nuovo Governo toccherà gestire sul campo una patata bollente su cui già frenano le Regioni.
Rischio clinico e contenziosi
Pendenza di vecchissima data mai risolta – né a livello governativo né tanto meno a livello parlamentare, nonostante i tentativi esperiti in più legislature – la questione della copertura assicurativa dei camici bianchi. Tra le promesse contenute nella Legge «Balduzzi», ereditate sul piano operativo dal nuovo Governo, figura anche quella di un provvedimento teso ad agevolare l’accesso a polizze “eque” anche per i professionisti appartenenti alle specializzazioni a più alto rischio. Dovranno essere disciplinati procedure e requisiti minimi e uniformi per l’idoneità dei relativi contratti assicurativi e dovrà essere disciplinato il Fondo ad hoc chiamato a garantire idonea copertura assicurativa agli esercenti le professioni sanitarie. Un appuntamento che sta per diventare urgente, visto che dal 13 agosto 2013 i medici dovranno dichiarare gli estremi della polizza ai propri clienti.
Il Sole 24 Ore sanità – 29 aprile 2013