Bacchettata ai partiti: «Forze politiche sterili, non autoassolvetevi». «A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio si deve senza indugio procedere alla formazione dell’Esecutivo». E dovrà essere un Governo di intesa tra forze politiche diverse, perché dalle elezioni non è emerso nessun vincitore autosufficiente. Il discorso di Napolitano alle Camere
In lacrime forse no, ma fortemente commosso sì. è iniziato lunedì con il giuramento e con un lungo discorso alle Camere, riunite in seduta congiunta a Montecitorio, il nuovo settennato al Quirinale di Giorgio Napolitano. Una cerimonia «sobria» (la storica Lancia Flaminia 355, in uso già negli anni Sessanta, è restata nel garage del Colle) per una rielezione che «sottopone a seria prova le mie forze», ammette subito il capo dello Stato. Lui però c’è («e resterò in carica finché sarà necessario e avrò forze», promette). Ringrazia, si commuove, ma la voce ridiventa ferma quando è il momento di sferzare i partiti. Il Parlamento lo applaude tante (trenta) volte in 40 minuti di discorso, da destra e da sinistra. Solo i grillini rimangono a braccia conserte. Del resto l’avevano annunciato: niente applausi, solo «contegno istituzionale» e comportamento «istituzionale ed ineccepibile».
INCARICO NON PREVISTO – Rieletto presidente della Repubblica a 87 anni, Napolitano non lo nasconde: «Non prevedevo di tornare in quest’Aula», dice, ricordando come già a dicembre avesse spiegato come «la non rielezione» fosse «l’alternativa migliore». Rimane però la convinzione dell’«esigenza di dare un segno di normalità e continuità istituzionale con una naturale successione nell’incarico di Capo dello Stato».
BACCHETTATA AI PARTITI -Dopo i ringraziamenti a chi ha voluto accordagli la fiducia (in modo particolare «tante e tanti nuovi eletti che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia»), arriva la bacchettata ai partiti. Perché alla richiesta di riforme e di rinnovamento, «non si sono date soluzioni soddisfacenti», spiega il capo dello Stato. Hanno finito invece per prevalere «contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi». Ecco «che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento». E a chi batte la mani (durante il discorso gli applausi sono stati in tutto 30), Napolitano ricorda di non lasciarsi andare ad «alcuna autoindulgenza»: «Non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell’amministrazione – spiega – ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme».
LEGGE ELETTORALE – Imperdonabile resta anche «la mancata riforma della legge elettorale», ricorda il presidente della Repubblica. Perché «la mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell’abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare». Insomma, una cosa è certa, avverte Napolitano: se dovesse trovarsi di nuovo di fronte a «sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato», lui non esisterà «a trarne le conseguenze dinanzi al Paese».
SI’ ALLE LARGHE INTESE – Ricominciare si deve. Per fare questo «i risultati complessivi delle elezioni indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie per problemi di comune responsabilità istituzionale». Insomma sì alle larghe intese. Perché che «in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione, di un diffondersi dell’idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche».
SUL MOVIMENTO 5 STELLE – Nel suo lungo discorso Napolitano trova anche il tempo per un appello ai grillini: «La rete» offre inedite possibilità politiche, «ma non c’è partecipazione realmente democratica» senza il tramite di «partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo costituzionale del “metodo democratico”». Insomma la strada da percorrere non è quella «avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento». E non può «reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti».
VIA ALLE CONSULTAZIONI – Ora l’obiettivo per Napolitano è un nuovo governo entro la fine della settimana. Ci sarà giusto il tempo per un rapido giro di consultazioni con le rappresentanze parlamentari. Si comincia martedì mattina: i primi a salire al Colle saranno il presidente del Senato Pietro Grasso e la presidente della Camera Laura Boldrini. Il capo dello Stato potrebbe conferire l’incarico già mercoledì.
Corriere della Sera – 23 aprile 2013