È il primo bis nella storia della Repubblica Italiana: Giorgio Napolitano è stato rieletto presidente della Repubblica. «Auspico fortemente che tutti sapranno onorare i loro doveri concorrendo al rafforzamento delle istituzioni», afferma ricevendo i presidenti delle Camere, Pietro Grasso e Laura Boldrini, che gli hanno comunicato ufficialmente la sua rielezione alla presidenza della Repubblica.
Il Capo dello Stato giurerà a Montecitorio lunedì alle 17, davanti ai Grandi elettori. «Lunedì davanti alle Camere – spiega – avrò modo di dire quali sono i termini con cui ho accolto, in assoluta limpidezza, l’appello ad assumere l’incarico e come intendo attenermi rigorosamente all’esercizio delle mie funzioni istituzionali».
Giorgio Napolitano è il “vecchio-nuovo” capo dello Stato. Eletto con 738 voti, 48 voti in meno dei 786 su cui poteva contare. Ma ben 196 in più dei 543 voti dell’elezione del 2006. Un plebiscito. A quota 504 voti, il quorum necessario per l’elezione, è scattato l’applauso fragoroso dell’Aula di Montecitorio. Napolitano è il primo presidente rieletto per la seconda volta della storia della Repubblica. Il dettato costituzionale lo prevede, anche se nella prassi un settennato bis non si era mai verificato. E mentre procedeva lo spoglio delle schede, fuori, in piazza Montecitorio, montava la protesta dei sostenitori di Rodotà: qualche centinaio di persone con cartelli e striscioni inneggianti all’ex garante della Privacy in attesa dell’arrivo di Beppe Grillo, che ha lanciato in Rete l’appello “Tutti a Roma”. Ma Stefano Rodotà, che ha ricevuto 217 voti, da Bari ha risposto: “Sono stato sempre contrario alle marce su Roma”. E ha inviato “un saluto al rinnovato presidente della Repubblica”.
La cronaca di una ricandidatura. Napolitano accetta la candidatura dopo ore di pressing serrato da parte delle forze politiche. Le cose si son messe a correre veloci e, bruciati i nomi di Marini e Prodi, una lunga processione si è messa in fila fin da questa notte per chiedere a Napolitano di accettare un secondo mandato, perchè un’altra soluzione non c’è e la casa brucia. L’anziano Capo dello Stato si è riservato una brevissima pausa di riflessione, e prima del sesto voto, cominciato alle 15, ha detto sì. Pier Luigi Bersani, provato dall’avvitamento del Pd, è salito per primo stamattina al Colle per chiedere al Capo dello Stato di ricandidarsi. E di fronte alle garanzie forti chieste da Napolitano, per la prima volta ha dovuto ammettere la possibilità di un esecutivo di larghe intese (tra i nomi che circolano nel Palazzo per la premiership quelli di Giuliano Amato ed Enrico Letta).
Anche Silvio Berlusconi è andato al Quirinale insieme a Gianni Letta ed Angelino Alfano, per ribadire ciò che già il Cavaliere aveva fatto sapere in nottata: il modo migliore per uscire dalla grave crisi in atto sarebbe stato una riconferma.In rapida sequenza è poi arrivato sul Colle anche il leader di Scelta Civica Mario Monti, che ha insistito fino all’ultimo sulla candidatura di Anna Maria Cancellieri, tanto da far pensare ad una sua freddezza sul Napolitano bis, smentita dallo stesso Monti con una nota di Palazzo Chigi: “Monti si è recato questa mattina al Quirinale per pregare vivamente il Presidente Napolitano, a nome di Scelta Civica e suo personale, di accettare la ricandidatura, nel superiore interesse del Paese”.
Poi sono stati i governatori delle Regioni (tra loro il leghista Roberto Maroni) ad implorare il Capo dello Stato.Intanto arrivavano sul Colle più alto calde sollecitazioni dalle forze sociali e dalla società civile. “Se il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accettasse sarebbe un fatto molto, molto positivo”, ha fatto arrivare la sua benedizione da Firenze il convitato di pietra di queste elezioni, Matteo Renzi.
La protesta di Grillo. Mentre a Montecitorio la quinta fumata nera garantiva una ‘pausa di riflessione, un no secco è stato invece scaraventato sull’ipotesi dai grillini e da Sel. Nichi Vendola ha spostato il voto dei suoi su Rodotà. E parallelamente ha annunciato che l’8 maggio si aprirà un cantiere per fondare un nuovo partito della sinistra. Nella nuova sinistra potrebbe avere un ruolo di primo piano anche Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione Sociale che si smarca dal partito al quale si è iscritto appena una settimana fa: “Incomprensibile che il Pd non appoggi Stefano Rodotà o non proponga Emma Bonino”.
Il Movimento 5 Stelle è rimasto fermo su Stefano Rodotà, Beppe Grillo ha gridato al colpo di stato e ha chiamato a raccolta gli italiani: “Vi aspetto a milioni a piazza Montecitorio, non mi lasciate solo, qui si fa la democrazia o si muore”. E ha lanciato l’hashtag #tuttiaroma per diffondere il passa parola in rete. Rodotà gli ha risposto da Bari, dove ha partecipato a un dibattito organizzato da Repubblica: “Le decisioni parlamentari possono essere criticate” ma rimanendo “nel solco della legalità e nelle sedi istituzionali”.
Repubblica – 20-21 aprile 2013