Roberto Turno. Una precisa road map per il riparto delle somme tra le Regioni e per presentare all’Economia le richieste di anticipazioni di cassa. Incertezze sui tempi reali di accesso al rimborso per i creditori.
Precise clausole di garanzia di solvibilità per il pagamento delle rate di prestito da liquidare al massimo in 30 anni. Conferma dello stop dei pignoramenti. Possibilità di accendere altri mutui o prestiti solo se il bilancio regionale è «in equilibrio strutturale». Ma anche allungamento dei tempi per la diffida e il successivo commissariamento delle Regioni in extradeficit, allontanando il fantasma delle super addizionali Irpef e Irap.
Maglia nera dei debiti di asl e ospedali, la sanità pubblica “incassa” 14 miliardi entro il 2014 per saldare però solo una parte dei 40 miliardi che vantano i suoi fornitori. In pratica, meno della metà delle fatture in sospeso e talvolta finite sotto i tappeti come polvere antica, ma comunque un primo e importante passo per tamponare una falla di dimensioni preoccupanti. Anche se saranno da verificare i tempi effettivi di rimborso dei fornitori. Così come sarà tutta da dimostrare la capacità di non creare nuovo debito con i fornitori, proprio nel momento in cui le casse della sanità locale – tanto più dopo i tagli di questi anni al Fondo sanitario – saranno impegnate a rimborsare nuovi e spesso pesanti mutui, in particolare nelle Regioni sotto piano di rientro dal deficit sanitario.
Scatta tra speranze e nuove preoccupazioni l’applicazione in sanità del decreto legge sui rimborsi di pagamento della Pa varato ieri dal Consiglio dei ministri. Entro il prossimo 15 maggio un decreto direttoriale dell’Economia dovrà ripartire tra le Regioni le anticipazioni di cassa fino a un massimo di 5 miliardi per il 2013. Poi entro il 30 novembre di quest’anno un analogo provvedimento provvederà al riparto degli altri 9 miliardi, per un totale di 14 miliardi tra 2013 e 2014. A loro volta le Regioni entro il prossimo 31 maggio dovranno presentare le domande per le anticipazioni del 2013, ed entro il 15 dicembre fare altrettanto per i fondi ulteriori. Tutto questo, però, senza avere certezza sui tempi reali di rimborso dei fornitori e dando per scontato, come non è, che tutte le Regioni conoscano la massa di debito certo ed esigibile.
Naturalmente le Regioni non potranno andare facilmente all’incasso. Prima di ricevere le somme («anche in tranche successive») dovranno: varare misure «idonee e congrue» per la copertura annuale delle anticipazioni di cassa; presentare un piano dei debiti (certi, liquidi ed esigibili) al 31 dicembre del 2012, interessi inclusi e dettagliatamente elencati, che andranno al vaglio del tavolo con il Governo; firmare un contratto-tipo con l’Economia sulle modalità di erogazione del prestito e della sua restituzione al più in 30 anni, calcolando gli interessi. Va da sé che chi sgarra dovrà restituire quanto incassato con tanto di interessi di mora. Mentre fin dal 2013 sarà considerato un obbligo assegnare alle aziende sanitarie almeno il 90% dei fondi previsti per ogni anno.
Percepiti i fondi, le Regioni dovranno estinguere subito i debiti elencati nei piani di pagamento. Con un altro vantaggio: lo spostamento dei tempi per diffide e commissariamenti in caso di extradeficit non coperti, che porterebbero alle super addizionali.
14 miliardi Risorse per i debiti sanità I fondi sono così ripartiti: 5 miliardi nel 2013 e 9 l’anno prossimo
Il Sole 24 Ore – 8 aprile 2013