Cinque milioni di anni prima di quanto finora stimato. È probabile che a determinare la loro estinzione sia stato il cambiamento del livello del mare
Leoni, giraffe, elefanti, zebre, gorilla e scimpanzè sono gli animali più rappresentativi della ricca fauna del continente africano. Ma sulle coste meridionali vive anche il pinguino dai piedi neri (Spheniscus demersus, noto anche come pinguino africano) che, in base a quanto pubblicato sulla rivista Zoological Journal of the Linnean Society, non è l’unica specie ad aver popolato il Sudafrica. Durante il Miocene, l’Africa ospitava infatti quattro diverse specie di pinguini. Lo confermano i reperti fossili rinvenuti nei pressi di Città del Capo. Scoperta che anticipa di almeno 5 milioni di anni la colonizzazione dell’Africa da parte di questi uccelli inabili al volo.
FOSSILI – Daniel Thomas, dello Smithsonian National Museum of Natural History di Washington, e Dan Ksepka, del National Evolutionary Synthesis Center, studiando rocce e sedimenti provenienti dall’impianto industriale di Saldanha Steel, hanno identificato 17 frammenti ossei di quattro diverse specie di pinguini ormai estinte, risalenti a circa 10-12 milioni di anni fa. In base alle caratteristiche delle ossa rinvenute, i ricercatori stimano che la più grande di queste specie aveva grosso modo le dimensioni del pinguino reale (Aptenodytes patagonicus), circa 90 centimetri di altezza, mentre la più piccola raggiungeva circa 30 centimetri, indicativamente come il pinguino minore blu (Eudyptula minor). «Si tratta della più antica testimonianza della presenza di questi uccelli marini in Africa», affermano gli autori della ricerca.
ESTINZIONE – Se oggi sono proprio le attività umane a mettere a rischio la sopravvivenza del pinguino africano, che nel corso degli ultimi 400 mila anni ha convissuto con l’uomo nelle aree costiere del continente, «sembra invece che gli esseri umani non siano colpevoli per la scomparsa delle altre specie di pinguini, perché i primi uomini moderni arrivarono in Sudafrica quando erano già estinti», spiegano i ricercatori.
LIVELLO DEL MARE – Ma a causa dei pochi reperti disponibili (scavi precedenti avevano portato alla luce fossili datati 5-7 milioni di anni fa) è difficile stabilire con certezza perché le antiche specie di pinguini siano scomparse e se tutto sia avvenuto gradualmente o all’improvviso. Anche se, secondo i ricercatori, il fattore che più probabilmente ha determinato la loro estinzione è il cambiamento del livello del mare. «I pinguini trascorrono la maggior parte del tempo nuotando, ma nidificano e allevano i piccoli sulla terraferma, sulle isole vicino alla costa. E in base a ricostruzioni della superficie terrestre», spiegano Thomas e Ksepka, «si può ipotizzare che 5 milioni di anni fa, quando almeno quattro specie di pinguino ancora vivevano nel continente, il livello del mare sulle coste del Sudafrica era ben più alto rispetto a quello attuale, creando così un mosaico di isole che offrivano spiagge dove i pinguini potevano riprodursi e mettersi al sicuro dai predatori. Il progressivo abbassamento del livello del mare avrebbe poi spazzato via i siti di nidificazione».
PINGUINO PIEDI NERI – La più antica testimonianza di Spheniscus demersus risale invece a 270-400 mila anni fa e ora è l’unico rampollo delle specie che per milioni di anni hanno popolato le coste meridionali dell’Africa. Ma dal 2010 il pinguino dai piedi neri è stato classificato a rischio di estinzione, dato che negli ultimi 50 anni il numero di esemplari è diminuito dell’80 percento, in gran parte a causa delle perdite di petrolio in mare e della pesca intensiva di sardine e acciughe che costituiscono il suo cibo preferito. «Dobbiamo evitare però che il pinguino africano abbia lo stesso destino dei suoi antenati. E tocca a noi tenerlo al sicuro», conclude Daniel Thomas.
Simona Regina – Corriere della Sera – 3 aprile 2013