Addio al disimpegno automatico per lo sviluppo rurale, estensione degli strumenti di gestione del rischio e nuovi incentivi all’aggregazione e alla fusione delle organizzazioni dei produttori. Le principali novità sulla riforma della Pac contenute nel mandato a negoziare del Consiglio stanno probabilmente nel secondo pilastro.
I ministri avallano la possibilità di riutilizzare a livello nazionale le risorse a rischio di disimpegno automatico nei piani di sviluppo rurale regionali ed estendono le possibilità di cofinanziamento per l’accesso degli agricoltori a strumenti di gestione del rischio come fondi mutualistici e assicurazioni sul raccolto.
Si prevede il massimo del cofinanziamento per investimenti e progetti finalizzati alla fusione di organizzazioni di produttori che risultino in un incremento di almeno il 35% del valore del prodotto commercializzato o nel numero dei soci. Per quanto riguarda il primo pilastro, quello dei pagamenti diretti, soprattutto sul controverso «greening», la posizione dei ministri dell’agricoltura non è così lontana da quella dei parlamentari.
L’impatto potenziale della convergenza sul pagamento uniforme per ettaro che turbava i sonni dell’Italia (ma anche di Spagna e Irlanda) è stato mitigato. A partire dal capitolo dell’agricoltore attivo (vedi articolo a lato) i paesi membri hanno badato soprattutto a garantirsi spazio di manovra a livello nazionale.
Il capping, tetto agli aiuti delle grandi aziende, sarà facoltativo, come il sostegno garantito ai giovani agricoltori nel primo pilastro. Nel greening, la diversificazione andrà modulata secondo la dimensione dell’azienda con esenzione sotto i 10 ettari, mentre le Efa (aree a interesse ecologico) si applicheranno sopra i 15 ettari con colture permanenti automaticamente considerate come Efa se hanno tra i 20 e i 250 alberi per ettaro.
La sanzione massima per il mancato rispetto dei requisiti del greening potrebbe toccare il pagamento di base per il 7,5%. Dove i ministri aggiungono poco al dibattito è sul regolamento per l’Ocm unica, le «misure di mercato» del primo pilastro. In Consiglio si scontrano non solo diverse concezioni dell’agricoltura, ma opposte visioni del ruolo dello stato nell’economia ed è difficile raggiungere maggioranze forti sul dossier in questione.
Fatto testimoniato dalla complicatissima trattativa sulle quote zucchero. Alla fine il compromesso indica la loro dismissione nel 2017 nonostante paesi come la Germania avrebbero voluto mantenerle ben oltre. I ministri indicano nel 2019 l’anno di avvio del nuovo sistema di autorizzazioni che sostituirà il sistema dei diritti di impianto dei vigneti.
Si segnala il ritorno dell’indicazione del paese di origine in etichetta per l’ortofrutta come condizione obbligatoria di commercializzazione. Il ministro alle politiche agricole, Mario Catania, ha strappato un impegno del commissario all’agricoltura, Dacian Ciolos, a presentare proposte ad hoc per il settore «nella seconda metà dell’anno».
L’approvazione del mandato negoziale da parte dei ministri spiana la strada al confronto interistituzionale che inizierà dopo Pasqua, l’11 aprile alle 9 del mattino, con il primo trilogo tra Consiglio, Parlamento e Commissione. In media i rappresentanti delle tre istituzioni si vedranno due volte a settimana, con due incontri al giorno in cui esamineranno in parallelo tutti i dossier, per un calendario che terminerà il 20 giugno, prima dell’ultimo consiglio dei ministri agricoli a presidenza irlandese, in programma il 24 e 25.ù
ItaliaOggi – 28 marzo 2013