La senatrice del Pd chiede che “venga fatta piena luce sulle motivazioni che hanno permesso alla ditta Glaxo di ottenere le autorizzazioni necessarie per una deroga su l’uso di cani, gatti scimmie e primati non umani nella sperimentazione senza anestesia”.
“Vogliamo che venga fatta piena luce sulle motivazioni che hanno permesso alla ditta Glaxo di ottenere le autorizzazioni necessarie per una deroga su l’uso di cani, gatti scimmie e primati non umani nella sperimentazione senza anestesia”. Lo afferma la senatrice del Pd Silvana Amati, a seguito della notizia appresa dalla stampa relativa all’arrivo dal Belgio (dopo gli 8 destinati alla Menarini di Pomezia) di 32 beagle destinati alla sperimentazione presso la ditta Glaxo Smith and Kline di Verona, che in una richiesta di accesso agli atti al Ministero della Salute chiede di sapere quanti laboratori e quanti esperimenti in deroga al decreto legislativo n. 116/92 ““Attuazione della Direttiva n. 86/609/CEE in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici”.(S.O. alla G.U. 18 Febbraio 1992, n. 40) siano stati autorizzati e concessi.
“E’ noto, infatti – spiega la senatrice – che la normativa vigente concede solo in previsione di una deroga l’uso di cani, gatti, scimmie e primati non umani, così come esperimenti senza anestesia. La deroga prevista, quindi, non può essere considerata una prassi ed evidentemente è necessario riconsiderare anche la modalità con la quale si concedono tali autorizzazioni, anche alla luce della volontà espressa manifestamente dai cittadini italiani che per l’ 86% ha espresso parere contrario alla sperimentazione animale e che, recentemente, il Parlamento ha dato chiara indicazione, con l’articolo 14 della legge Comunitaria, di voler eliminare definitivamente, dopo lo scandalo di Green Hill, ogni allevamento di cani, gatti e primati destinati alla sperimentazione sul territorio italiano ed esperimenti senza anestesia”.
“Si ritiene inoltre – conclude la senatrice Amati – che la ditta Glaxo non possegga i requisiti di serietà, necessari per una ditta che produce farmaci, per i quali sia possibile concedere ulteriori deroghe alla normativa vigente visto che negli Stati Uniti si è resa responsabile di una frode gravissima ai danni della salute dei cittadini, come denunciato dall’istituto americano Food and Drug administration”.
Ma Glaxo smentisce
“Non svolgiamo attività di ricerca con sperimentazione animale, né abbiamo ottenuto deroghe o autorizzazioni in proposito. Non abbiamo acquistato né deteniamo beagle o altri animali. Il nostro laboratorio è stato chiuso nel 2010. Questa la risposta di GSK alle affermazioni di ieri della parlamentare.
21 MAR – GlaxoSmithKline rispedisce al mittente le affermazioni della senatrice Amati, coordinatrice dell’ambito salute e tutela degli animali del PD, che ieri aveva accusato l’azienda di proseguire le sperimentazioni nello stabilimento di Verona in deroga alle normativa vigente. Ma quello stabilimento è stato ceduto tre anni fa, replica l’azienda. Che ha inoltre precisato come, anche le affermazioni relative condanna per truffa, sono una transazione con le Autorità statunitensi per chiudere vecchi contenziosi.
Una puntualizzazione, quella della senatrice, arrivata dopo la diffusione della notizia dei giorni scorsi che 32 cani beagle, destinati alla sperimentazione, erano stati recapitati a Verona, sede dell’azienda GlaxoSmithKline.
Pronta la replica dell’azienda: “La GlaxoSmithKline non svolge attività di ricerca in Italia con sperimentazione animale dopo la cessione del Centro ricerche di Verona avvenuta nel 2010 e, di conseguenza, non ha ottenuto deroghe o autorizzazioni alla sperimentazione animale, non ha acquistato né detiene beagle o altri animali e non ha disponibilità di laboratori per la sperimentazione animale”.
Anche “l’asserita condanna per truffa” precisa ancora Glaxo in realtà è “una transazione con le Autorità statunitensi per chiudere vecchi contenziosi dove l’azienda ha dimostrato anche il coraggio d’intraprendere un programma per l’ulteriore miglioramento del controllo interno delle proprie attività”.
21 marzo 2013 – Quotidiano sanità