La Commissione Europea sta rivedendo il sistema dei controlli ufficiali. Il Regolamento 882 del 2004 sarà presto aggiornato per tenere in considerazione sia l’evoluzione del mercato, sia per migliorare ulteriormente alcuni aspetti – tra cui l’enfasi data al benessere animale e l’inclusione di aspetti finora trattati separatamente (come i controlli sui residui veterinari e i controlli sulla salute vegetale) – per armonizzarli.
Facendo tesoro del dibattito e delle proposte finora avanzate, il Commissario Europeo Tonio Borg ha annunciato in questi giorni che spingerà per avere un certo numero di controlli senza preavviso, in modo casuale. Questo sistema dovrebbe portare all’emersione di una serie di frodi simili a quella della carne di cavallo.
Sulle sanzioni poi, non dovrà più accadere quel che sta succedendo oggi, laddove impianti di trasformazione che sono stati trovati colpevoli non hanno nemmeno ricevuto una revoca della licenza produttiva. Ma Borg ha sottolineato in particolare l’importanza di avere, insieme a questi controlli random e sanzioni maggiormente dissuasive, anche l’obbligo dell’indicazione dell’origine in etichetta (intesa come indicazione differenziale sia del luogo di nascita, di allevamento e infine di macellazione).
In particolare, alla luce dell’accaduto, le procedure di auto-controllo dovrebbero essere dimezzate nell’ambito dei controlli ufficiali, e prendendo spunto proprio dall’aggiornamento previsto per il Regolamento 882. Borg ha affermato come l’intero sistema della sicurezza alimentare Ue – basato sul principio “dalla terra alla tavola” – sia stato messo in crisi, con troppi intermediari e filiere troppo lunghe. Insomma, la stessa mitologia fondativa della food safety europea è collassata, e va ripristinata con gli strumenti necessari a garantirla.
Tra le accuse, inoltre, la revisione delle regole sull’igiene nella macellazione, avvenuta nel 2006, che avrebbe fatto risparmiare sui controlli, diminuendoli. I controlli così prodotti sarebbero stati pre-annunciati, con intervalli di 3-6 mesi. Su questi temi Coldiretti ha chiesto e continuerà a chiedere una maggiore armonizzazione del sistema di sanzioni a livello Ue. Regole comuni ma diversi disincentivi o sanzioni nella libera circolazione delle merci creano un danno sul mercato interno ai produttori e allevatori che si attestano sulle migliori prassi produttive, danneggiati rispetto a coloro che operano in contesti nazionali più permissivi. Serve inoltre un inasprimento del regime sanzionatorio, con chiusura perenne degli stabilimenti e interdizione permanente degli attori che si sono dimostrati colpevoli, ma anche una chiara etichettatura di origine in tutti i casi recepiti dal Regolamento 1169/2011 dell’Unione, chiarendo i diversi passaggi (luogo di nascita e allevamento).
Intanto la Commissione Europea ha pubblicato un rapporto sugli aspetti normativi che le Piccole e medie imprese (Pmi) agroalimentari trovano più difficili nell’applicazione: in una ipotetica classifica, ai primi posti di non gradimento troviamo: la legislazione sulla pubblicità fuorviante e comparativa; le regole sui materiali di contatto alimentare (confezioni); le regole igieniche; le regole di etichettatura; lo spreco, l’Iva e gli aspetti di valutazione chimica come presieduti dall’agenzia europea (il regolamento Reach). Scopo dell’iniziativa della Commissione è stato di dare voce alle Pmi europee, che costituiscono il 98% delle imprese nella filiera agroalimentare Ue e che creano lavoro in Europa.
Il Punto Coldiretti – 19 marzo 2013