Pesce al cadmio? Un po’ è anche colpa della burocrazia. È la riflessione che il presidente nazionale di Lega Pesca, Ettore Ianì, ha indirizzato agli assessori regionali Coletto (sanità) e Manzato (pesca), invitandoli a rivedere la normativa sui centri spedizione molluschi (Csm) galleggianti.
«Al di là della più ferma denuncia di ogni illecito ed attività illegale», denuncia Lega Pesca, «la vicenda porta alla ribalta un problema reale e urgente: la difficoltà, per i pescatori, di svolgere legalmente la loro attività in mare». La Regione, a luglio, ha escluso i Csm galleggianti dall’elenco degli stabilimenti autorizzati all’immissione in commercio di pettinidi e gasteropodi marini provenienti da zone non classificate. Ciò ha costretto i pescatori ad utilizzare Csm a terra, con un pesante aggravio di costi e di tempo. Per poter utilizzare i Csm galleggianti di loro proprietà, inoltre, alcuni operatori hanno dichiarato un’area di pesca diversa da quella effettiva. Ferma restando la tutela della salute del consumatore, accade che la burocrazia, anche se non può essere un alibi, non facilita la trasparenza e il diritto al lavoro. Serve un intervento coordinato tra i due assessorati regionali», conclude il presidente Ianì, «per includere i Csm galleggianti tra i centri autorizzati, visto che al pari di quelli a terra, essi svolgono la loro attività secondo un protocollo Haccp, garantendo gli stessi livelli di controllo sul prodotto»
La Nuova Venezia – 14 marzo 2013