Nella Lega Nord è il giorno della resa dei conti. Potrebbe essere il giorno del definitivo chiarimento, di una tregua provvisoria oppure della definitiva separazione. Il consiglio federale che si tiene questo pomeriggio in via Bellerio a Milano è particolarmente decisivo per le sorti del partito del Carroccio.
Soprattutto quello veneto, dilaniato da una quasi insanabile frattura tra il governatore Luca Zaia, destinatario di una lettera di richiamo formale, e il segretario del partito Flavio Tosi, che l’ha firmata e rivolta oltre a Zaia ad altri tredici militanti di lungo corso. Lo scontro riguarda soprattutto le due anime della Lega nel Veneto, ma tocca anche la leadership di Roberto Maroni, neo governatore della Lombardia da sempre contrario ai doppi incarichi. E infatti oggi arriverà in consiglio federale dimissionario e aperto all’ipotesi di un nuovo congresso. Sul fuoco soffia Umberto Bossi, che nei giorni scorsi avrebbe chiesto formalmente un passo indietro a Maroni per lanciare un giovane. Paradossalmente, un aiuto a Maroni potrebbe giungere dal Veneto, dove né Tosi – un fedelissimo – né Zaia hanno interesse a un cambio di segreteria federale. «Maroni può stare dov’è» riferiscono i colonnelli tosiani e quelli zaiani. La tregua tra i due dirigenti veneti potrebbe arrivare solo con la promessa di una ricandidatura pacifica diZaia in Regione, necessaria al governatore per mostrare con maggiore serenità il proprio profilo a Palazzo Balbi. Peccato che ora questa ricandidatura non stia più nelle mani solo della Lega ed abbia la necessità di un nuovo accordo elettorale con il Pdl di Silvio Berlusconi. Insomma, le variabili sono ancora molte e irrisolte. Per questo è necessario fare un passo in avanti e garantire a Zaia almeno una navigazione tranquilla da qui alle prossime regionali (2015). Intanto Santino Bozza, consigliere regionale espulso pochi giorni fa dalla Lega Nord, rivolge un appello al presidente della giunta regionale tutt’altro che sibillino: «Caro Zaia, prendi in mano il Veneto organizzando tutti i movimenti autonomisti che si muovono nel territorio, coordina i giovani, gli artigiani, i piccoli imprenditori che chiedono risposte. Caro Zaia, scendi in campo ora o sarà troppo tardi». Tosi e Zaia appaiono distanti anche sulla linea politica:il sindaco di Verona persegue il superamento della Lega verso un partito molto legato al territorio sul modello della Csu bavarese. Zaia invece, più ancorato all’idea originaria e autonomista della Lega, accarezza un partito popolare veneto legato alla sua figura, di profilo istituzionali e aperto a intese e collaborazioni trasversali.
Il Mattino di Padova – 11 marzo 2013