Oltre alla Bmc di San Marino, scoperte altre società “cartiere” di fatture false. Minutillo risponde e scarica le colpe su Baita
di Gianluca Amadori. Non solo documentazione fiscale, contratti e fatture: tra il materiale rinvenuto nella disponibilità del presidente di Bmc Broker, William Alfonso Colombelli, la Guardia di Finanza ha sequestrato anche un consistente quantitativo di video a “luci rosse”, in parte dei quali lo stesso risulta protagonista assieme ad una o più donne. Alcuni filmati sembrano girati nella sua abitazione, altri in un non meglio precisato ufficio e vi comparirebbero anche altri uomini: le riprese, assicurano gli investigatori, lasciano poco all’immaginazione. Non vi è conferma che tra le persone riprese vi siano altri indagati.
Con l’inchiesta sulle presunte false fatturazioni questo materiale non ha alcuna attinenza o utilità, ma le Fiamme Gialle lo stanno ugualmente analizzando per capire se i video rispondano unicamente alla necessità di soddisfare fantasie a sfondo sessuale o se, almeno una parte di essi, non sia stato realizzato per acquisire “documentazione” da utilizzare in casi estremi contro qualcuno. Così come le registrazioni che il presidente di Bmc Broker fece nel corso di alcuni colloqui con il presidente della Mantovani, Piergiorgio Baita, dopo che questi aveva deciso di interrompere i rapporti con la società di San Marino.
Sul fronte delle indagini le principali novità emergono dalle prime analisi della montagna di documenti posti sotto sequestro nella sede della Mantovani e nelle numerose abitazioni private perquisite dai finanzieri. Gli inquirenti avrebbero trovato la prova dell’esistenza di altre “cartiere”, ovvero di società con la quale la Mantovani teneva rapporti fittizi, finalizzati alla creazione di fondi “neri”. Ovviamente siamo all’inizio degli accertamenti e sarà necessario un lungo lavoro di approfondimento alla ricerca di conferme e riscontri. Ma se così fosse, lo scandalo della false fatture sarebbe destinato ad estendersi. Finora il sostituto procuratore Stefano Ancilotto, al quale da alcuni giorni si è affiancato il pm Stefano Buccini, ritiene di aver trovato elementi per sostenere la falsità di fatture per una ventina di milioni, oltre metà delle quali sono però ormai prescritte per il troppo tempo trascorso. Il Gip Alberto Scaramuzza ha ritenuto che l’inchiesta possa procedere in relazione alle fatture più recenti, per un ammontare complessivo di circa 8 milioni.
Per questo motivo ha disposto il sequestro preventivo dei beni dei principali quattro indagati: oltre a quelli di Baita e Colombelli, anche un immobile di proprietà di Nicolò Buson, responsabile amministrativo della Mantovani, e due appartamenti dell’amministratrice di Adria Infrastrutture, Claudia Minutillo, già segretaria dell’ex presidente della Regione, Giancarlo Galan, che con Colombelli ha avuto una relazione sentimentale.
Nel frattempo il Tribunale del riesame di Venezia ha fissato per il 15 marzo l’udienza per esaminare il ricorso dei difensori di Baita, gli avvocati Piero Longo e Paola Rubini, i quali chiedono la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare e sollevano un’eccezione di incompetenza territoriale, sostenendo che titolare dell’inchiesta dovrebbe essere la procura di Padova, dove si trovano gli uffici amministrativi della Mantovani (che a Venezia ha la sede legale). Anche l’avvocatessa Fulvia Fois ha annunciato che presenterà ricorso al Riesame per Buson.
Finora solo Claudia Minutillo, difesa dall’avvocato Carlo Augenti, ha accettato di rispondere alle domande del pm, svelando in parte i meccanismi utilizzati, ma addebitando la responsabilità principale a Baita. Non è escluso che anche Colombelli possa decidere di farsi ascoltare dal pm: il suo legale, l’avvocato Renzo Fogliata, ha chiesto che il suo assistito, detenuto a Genova, possa essere trasferito in un carcere più vicino per garantirgli una piena possibilità di difesa.
Gazzettino – 7 marzo 2013