Nei prossimi dieci anni si assisterà a un mercato comunitario della carne caratterizzato da costi di produzione più elevati, principalmente legati all’alimentazione degli animali, e da un aumento dei prezzi. E’ una delle previsioni a medio termine elaborate dalla Direzione Generale Agricoltura della Commissione Europea riguardo il settore zootecnico e diffuse dall’Anas, l’Associazione nazionale degli allevatori suini.
La produzione di carne in Europa diminuirà dell’1,4 per cento nel 2013, per poi recuperare e assestarsi alla fine dei prossimi 10 anni sui 45 milioni di tonnellate (sui livelli del 2011).
Secondo l’analisi, anche il mercato europeo della carne sta subendo gli effetti della recessione economica in atto e la crisi spinge il consumatore a scegliere le carni più economiche. Si dovrebbe assistere a un rallentamento della domanda, e la carne di pollame, meno costosa, dovrebbe avere le prospettive migliori in termini di produzione, consumo ed esportazioni. Al contrario, in Asia, America Latina, Medio Oriente e negli altri Paesi in via di sviluppo si registrerà una crescita della domanda.
Per quanto riguarda la posizione commerciale dell’Ue, nei prossimi 10 anni si prevede un aumento delle importazioni di carne bovina, ovina, caprina e avicola del 5,2 per cento mentre le esportazioni dovrebbero ridursi del 6,8 per cento. Anche se l’Europa manterrà un ruolo dominante sul mercato mondiale nelle esportazioni di carni suine e di pollame, l’aumento della concorrenza determinerà una riduzione della quota di carne Ue esportata nel mondo (dal 13,7 per cento al 10,1 per cento).
Per quanto riguarda il settore suinicolo, la contrazione delle consistenze registrata nel 2011, con particolare riguardo al patrimonio delle scrofe (-3,2 per cento nell’Ue), sta determinando un calo della produzione di carne a livello europeo stimato in -0,4 per cento nel 2012 e -3,2 per cento nel 2013. Tale contrazione è una conseguenza dell’entrata in vigore delle norme sul benessere delle scrofe e dei costi più elevati dei mangimi. Dopo il calo produttivo del 2012 e del 2013, la produzione di carni suine dovrebbe riprendere la sua crescita dalla seconda metà del 2014 e nel 2022 dovrebbe ritornare ai livelli del 2011 (circa 23 milioni di tonnellate).
Per quanto riguarda gli scambi, nel 2012 le esportazioni di carni suine dell’Unione dovrebbero essere aumentate dell’1 per cento rispetto al 2011, principalmente per effetto della domanda di Cina, Russia, Ucraina e Giappone. Il calo produttivo del 2013 dovrebbe innescare anche un calo delle esportazioni comunitarie pari al 15 per cento che dovrebbe essere seguito da un rimbalzo nel 2014, quando la produzione dovrebbe recuperare. In ogni caso, la Commissione stima che nel 2022 le esportazioni comunitarie di carni suine saranno in calo del 9 per cento circa rispetto al 2012.
Nel complesso a partire dal 2014 il consumo di carne di maiale nell’Ue è previsto in tendenziale aumento fino alla fine del prossimo decennio. La carne suina continuerà a rappresentare metà del consumo comunitario totale di carni con 40,8 kg di consumo pro-capite nel 2022, contro i 24,1 kg per il pollame, 15,7 kg per il manzo e il vitello e meno di 2,0 kg per le carni ovine e caprine.
fonte: Coldiretti – 6 marzo 2013