Uno spettro si aggira sulle Ipab venete, in particolare sulle case di riposo e sulle grande strutture del welfare. Una sentenza della Corte Costituzionale , la 161 del 2012, non contempla gli amministratori delle Ipab fra coloro i quali possano ricevere emolumenti per il loro incarico.
Perché, secondo la Suprema Corte, non può ricevere alcun compenso chi – all’interno delle strutture di pubblica assistenza (di origine crispina, perché la legge istitutiva risale al 1892) – amministra enti che ricevano contributi a carico delle finanze pubbliche. Altro che spending review del premier uscente Monti. Per gli amministratori delle circa 500 Ipab del Veneto, di cui almeno 150, le più rilevanti, amministrano strutture essenziali del sistema sociosanitario veneto, una mazzata. Sin qui, va detto subito, potenziale. Nessun presidente o consigliere ha cessato di ricevere compensi anche lauti. Ma in teoria, se quella sentenza fosse applicata alla lettera.. il verdetto della Corte Costituzionale rispondeva a un quesito della Regione Abruzzo sulla legge 30 luglio 2010 misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitiviàà economica». Dalla Regione Veneto, in questi mesi, nessun interven to in materia: e sì che i contenziosi con quanto disposto da Roma , per la giunta Zaia, non sono mancati. Nemmeno l’assessore al Welfare, Remo Sernagiotto, è interventuo, lui che pure sulle Ipab ha da tempo un braccio di ferro. Il problema è stato affrontato direttamente dall’Uripa ( unione regionale istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza anziani) di Padova. Con una lettera inviata a t utte le Ipab del Veneto, e con un parere legale, redatto dagli avvocati veronesi Leoni e Sala, che spiega perché la sentenza non va applicata agli amministratori delle Ipab. Se la sentenza esclude dall’emolumento gli amministratori degli enti che usufruiscono di contributi a carico delle finanze pubbliche, l’Uripa, forte del parere dei due legali, replica che in realtà case di riposo e strutture di assistenza accolgono cittadini che a loro volta, come singoli utenti, godono di previdenza pubblica e contributi regionali. Insomma, la Regione non pagherebbe le Ipab ma i cittadini. Siamo su un terreno squisitamente legale. In ogni caso, il presidente dell’Uripa veneto, Roberto Volpe, suggerisce a tutte le Ipab, contro ogni possibile iniziativa legale, di adottare il parere le gale e di allegare che a d ogni delibera su emolumenti e indennità degli amministratori. Il caso più fresco e recente è quello diTreviso: lunedì si è insediato il nuovo cda dell’Israa, la cui nomina ha scatenato un autentico putiferio politico con Lega e Pdl squassati.
ItaliaOggi – 21 febbraio 2013