Spending review. Ancora in una fase preliminare la riduzione del personale degli enti locali. Taglio a rilento. Difficile la ricognizione degli addetti delle società controllate
La riduzione degli organici delle pubbliche amministrazioni, voluta dalla spending review, procede a rilento. Completata, seppure in ritardo, la ricognizione di ministeri, enti di ricerca, enti parco e Inps, che ha evidenziato oltre 7mila eccedenze, si apre ora la partita del personale degli enti locali. Martedì scorso è stato compiuto il primo passo con l’insediamento di un tavolo tecnico presso la conferenza Stato-Città. L’operazione, però, complicata per la mancanza di un quadro completo degli organici delle società controllate. Intanto i ministeri hanno praticamente perso il treno della riorganizzazione con procedure semplificate: lo dovrebbero fare entro fine mese, ma sono in ritardo. Cherchi • pagina 11
Avviata la partita della riduzione delle dotazioni organiche delle amministrazioni centrali e degli enti pubblici – voluta dal decreto legge 95/2012 sulla spending review – si apre ora quella del personale degli enti locali. La prima mossa è stata giocata martedì scorso, con l’insediamento del tavolo tecnico presso la conferenza Stato-città, tavolo intorno al quale si sono seduti i ministeri della Pubblica amministrazione, dell’Economia e dell’Interno, nonché i rappresentanti di Anci e Upi. L’obiettivo è l’individuazione dei parametri di virtuosità – da mettere a punto tenendo soprattutto conto del rapporto tra dipendenti e popolazione residente – sulla base dei quali procedere al taglio degli organici. E se l’intervento sul personale di ministeri, enti pubblici non economici, enti parco, Inps ed enti di ricerca – effettuato con tre Dpcm messi a punto dalla Pubblica amministrazione a fine gennaio e ora al vaglio della Corte dei conti – ha portato all’individuazione di 7.416 eccedenze su un totale di uomila dipendenti (tra personale dirigenziale e non), dalla partita degli enti locali si aspettano numeri ben più significativi, visto che si tratta di mettere a fuoco il fabbisogno di amministrazioni che danno lavoro a circa 600mila persone. I tempi, tuttavia, si annunciano lunghi. Anche perché la predisposizione dei criteri di virtuosità si prospetta non semplice. A cominciare dal fatto che quei parametri dovranno prendere in considerazione anche i dipendenti delle società controllate dagli enti locali, una galassia di cui non si dispone di dati precisi. Altamente probabile, pertanto, che l’operazione del taglio degli organici non si concluderà nei tempi previsti perle amministrazioni centrali.
Queste ultime, infatti, dovranno ora mettere mano – sulla base delle eccedenze individuate con i decreti della Pubblica amministrazione – ai processi di riorganizzazione interna, con eventuale taglio di direzioni e accorpamento di uffici. Operazione che dovrà essere chiusa entro la fine di luglio, ma sulla quale al momento pesa la fase di transizione indotta dalla fine della legislatura, con prossimo cambio al vertice delle amministrazioni interessate dalla risistemazione. Il problema riguarda, in particolare, i ministeri, i quali perderanno l’occasione di procedere alla riorganizzazione utilizzando una procedura accelerata. Il decreto legge 95 (articolo 2, comma io-bis), infatti, ha previsto che i dicasteri possano riorganizzarsi con Dpcm, sui quali è necessario il controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti, ma non il parere del Consiglio di Stato, che diventa facoltativo. Procedura snella che, però, deve essere utilizzata entro la fine di febbraio. Al momento, però, solo i ministeri dell’Ambiente, Salute, Agricoltura, Istruzione e Giustizia hanno presentato alla Pubblica amministrazione proposte di riorganizzazione, che dovranno ora essere istruite. I tempi non solo sono strettissimi, ma c’è l’incognita su come si muoverà il nuovo Governo. Diverso il discorso per gli enti pubblici, che potranno riorganizzarsi con regolamenti propri e per i quali, dunque, la scadenza di fine febbraio non ha valore. Dalla partita è escluso Palazzo Chigi, che ha già ridotto le dotazioni organiche con un decreto di metà giugno 2012. Così come restano esclusi – per espressa previsione di legge – i comparti della scuola, della sicurezza, dei Vigili del fuoco, dellagiustizia. Diversa la situazione per il ministero dell’Economia e per le Agenzie fiscali, che dovevano ridurre le dotazioni organiche sulla base di altre disposizioni (articolo 23-quinquies del Dl 95) e vi hanno già provveduto. Così come ha fatto il ministero della Difesa, ponendo le basi per tagliare i militari da i9omila a 17omila (resta la riduzione degli organici civili, a cui provvede uno dei tre Dpcm ora alla Corte dei conti). Non restano, dunque, che gli enti locali.
Il Sole 24 Ore – 18 febbraio 2013