La relazione mette alla berlina comportamenti di business scorretti, ma sottolinea la diversità con cui oggi gli Stati UE affrontano il problema.
Aperta una consultazione pubblica, cui possono partecipare istituzioni, cittadini, stakeholders.
Scopo del Libro Verde appena pubblicato, dal titolo “GREEN PAPER ON UNFAIR TRADING PRACTICES IN THE BUSINESS-TO-BUSINESS FOOD AND NON-FOOD SUPPLY CHAIN IN EUROPE ” è quello di lanciare una consultazione con le parti economiche interessate sulla analisi svolta finora dalla Commissione, e nel caso, identificare i prossimi passaggi per affrontare il tema. Il Libro Verde contiene pertanto una enunciazione degli aspetti caldi del dibattito, con domande puntuali sulle quali la Commissione cerca risposte dai soggetti interessati.
Il Libro Verde, le premesse
“Un piccolo numero di attori relativamente forti dimostra un notevole potere negoziale lungo la filiera”, questo l’incipit del Libro Verde della DG Mercato Interno, che continua: “negli ultimi due decenni, la filiera business-to-business alimentare così come quella non alimentare hanno subito cambiamenti importanti, per ragioni economiche, sociali, demografiche. Una aumentata concentrazione e integrazione verticale in tutta Europa ha prodotto cambiamenti strutturali nelle filiere. Retailer internazionali sono emersi, cercando economie di scala e alleanze negli acquisti. La espansione delle private label e dei prodotti a marchio dell’insegna hanno trasformato alcuni produttori-prima solo fornitori- in concorrenti dei distributori.”
Piano di azione per il retail
Partendo da queste premesse, e dopo alcuni anni di azione a vari livelli istituzionali, la Commissione europea ha adottato oggi un piano europeo per il commercio al dettaglio con un focus sia sui consumatori che sulle imprese.
La vendita al dettaglio e all’ingrosso rappresenta uno dei settori economici principali dell’Unione europea e con l’11% del PIL dell’UE e il 29% delle PMI europee, e danno lavoro a quasi 33 milioni di persone. Diventa cruciale pertanto dal punto di vista della CE risolvere aspetti problematici circa la distribuzione corretta dei beni, sia alimentari che non. Questo sia nell’interesse dei consumatori, che della corretta concorrenza tra imprese- concorrenza sia orizzontale (tra imprese in competizione) che verticale (tra imprese partner lungo la filiera, ovvero fornitori e acquirenti). Il Commissario per il mercato interno e i servizi Michel Barnier ha dichiarato: “È fondamentale il rispetto delle regole del gioco. Le pratiche commerciali sleali mettono in pericolo la vitalità delle imprese e rendono inefficiente la catena della fornitura al dettaglio. I consumatori devono poter ottenere prezzi competitivi, ma è giusto che anche i fornitori della distribuzione al dettaglio possano contare su prezzi giusti per i loro prodotti”.
Le azioni previste dal piano d’azione per il commercio al dettaglio rispondono a cinque priorità:
•dare maggiori diritti ai consumatori informandoli meglio;
•migliorare l’accessibilità dei servizi al dettaglio promuovendo uno scambio di buone pratiche tra Stati membri sulla programmazione commerciale e territoriale;
•favorire relazioni commerciali più eque e sostenibili lungo la catena di fornitura dei prodotti alimentari e non alimentari;
•collegare meglio tra loro il commercio al dettaglio e l’innovazione;
•migliorare l’ambiente di lavoro, ad esempio grazie a una migliore corrispondenza tra le esigenze dei datori di lavoro e le competenze del personale.
La Commissione istituirà un gruppo permanente per la competitività nel commercio al dettaglio che contribuirà a sviluppare ulteriori obiettivi specifici per i settori individuati, a monitorare i progressi conseguiti e a formulare raccomandazioni per assicurare la piena attuazione delle azioni incluse nel piano, oltre a prestare consulenza, se necessario, alla Commissione stessa in merito ad altre nuove iniziative che potrebbero essere proposte.
Filiera alimentare
I cittadini europei spendono il 14% del proprio reddito in cibo, ed è necessario allora verificare se la distribuzione dello stesso sia retta da ”filiere economicamente sostenibili”.
Nel caso specifico delle pratiche commerciali sleali nel settore alimentare, è stata istituita nel 2010 una piattaforma di esperti sulle pratiche contrattuali tra imprese in seno al Forum di Alto Livello per un Migliore Funzionamento della Catena di Fornitura Alimentare, incaricata di cercare soluzioni al problema. In occasione della riunione del Forum del dicembre 2012 (si veda IP/12/1314) è stato annunciato un approccio duplice.
- L’adozione del Libro verde sulle pratiche commerciali sleali nella catena di fornitura alimentare
- una valutazione d’impatto che analizzi diverse opzioni possibili per affrontare la situazione -dall’autoregolamentazione all’emanazione di un atto legislativo-. La valutazione di impatto riguarderà le possibilità di agire a livello UE o invece nazionale. Con una governance volontaria o invece con interventi legislativi di tipo più forte.
Nel testo adottato dalla DG Mercato Interno, figurano aspetti centrali del dibattito e del lavoro fatto dagli agricoltori a livello europeo. In particolare:
– la definizione (lista) di prassi commerciali inique, che è stata stilata nell’ambito della Piattaforma multi-stakeholders (Business to Business) e ripresa dalla parlamentare Patrao Neves, con forte spinta propulsiva della parte agricola;
-in particolare, Coldiretti insieme alle associazioni belga (Boerenbond) e inglese (National Farmers Union) ha dato un contributo nella ricognizione delle differenti legislazioni UE in materia e del diverso sistema disciplinare in atto per reprimere tali prassi inique.
Il Libro Verde riconosce come gli accordi di tipo volontario iniziati a livello europeo con l’adesione iniziale delle principali organizzazioni europee dell’agricoltura, della trasformazione e del commercio/retail, siano poi falliti, con un riconoscimento formale di tale fallimento sancita dalla uscita di agricoltori e trasformatori della carne (5 dicembre 2012, 3° incontro del Foro di Alto Livello). Gli altri attori intendono proseguire con l’accordo volontario, pure in assenza di un partner fondamentale come l’agricoltura europea, che ha giudicato inefficaci le azioni di governo proposte da tale sistema amicale. La Commissione, sebbene -si continua a leggere nel Libro Verde- auspichi un compromesso tra le parti economiche ed una ripresa delle attività- sta monitorando la situazione per cercare di valutare le opzioni disponibili (con uno studio di impatto).
Non è sinceramente comprensibile come un accordo possa essere raggiunto senza la parte agricola.
La consultazione pubblica
Il Libro verde avvia una consultazione sulle pratiche commerciali sleali nella catena di fornitura alimentare e non alimentare tra imprese. La consultazione, della durata di tre mesi, aiuterà la Commissione a valutare l’entità delle pratiche commerciali sleali e a raccogliere elementi di prova circa la loro incidenza sull’economia e sull’attività transfrontaliera.
Esaminerà inoltre l’efficacia dei quadri legislativi e di autoregolamentazione adottati per combattere queste pratiche a livello nazionale ed esaminerà il rischio che gli attuali approcci divergenti conducano a una frammentazione del mercato unico.
Piano di azione Europeo per il Retail
Consultazione pubblica Dal 31 gennaio 2013 fino al 30 Aprile
Sicurezzaalimentare.it – 2 febbraio 2013