È finita come si temeva. Con i petardi contro il ministero dell’Economia in via XX Settembre, le cariche, i tafferugli. E con due feriti — un funzionario di polizia e un ispettore dell’Atac — medicati in ospedale.
Una mattinata di guerriglia, con i cassonetti usati come barricate e le sortite dei manifestanti per raggiungere un altro ministero, quello dell’Agricoltura, accusato da chi protestava di aver contribuito all’attuale, gravissima crisi dell’ippica. La rabbia di 1.500 persone — artieri, fantini, driver, allenatori e piccoli allevatori — si è scatenata nonostante la notizia dello sblocco dei 30 milioni di euro per pagare i premi delle corse vinte e i corrispettivi agli ippodromi accumulati nel 2012. Una decisione accolta come una beffa.
«Quei soldi sono nostri crediti. E poi li hanno presi dai fondi per il 2013», rivela Guido Melzi d’Eril, presidente di Federippodromi. Oltre ai petardi, contro il cordone delle forze dell’ordine sono volati anche ortaggi. L’assedio si è poi spostato all’ippodromo delle Capannelle dove i manifestanti hanno bloccato la via Appia fino a sera. Uno scenario inquietante — la polizia non esclude la presenza di infiltrati violenti — che accompagna la preoccupazione di un’intero settore ormai in caduta libera nonostante rappresenti un pezzo fondamentale della storia mondiale delle corse e degli allevamenti.
I 30 milioni copriranno le spese solo per due mesi e mezzo. Soldi disponibili solo entro la fine del mese perché dovranno essere approvati dalla Corte dei Conti e dalla Ragioneria di Stato. E non è chiaro chi li distribuirà. «Ci avevano promesso che sarebbero entrati nelle casse a gennaio e non è stato così — commenta Alessandro Viani, presidente dell’Anact (allevatori cavalli trottatori) —. C’è gente che non viene pagata da otto mesi. Siamo allo stremo delle forze. Non solo i cavalli devono mangiare tutti i giorni, ma anche le persone. Siamo i migliori al mondo, ma nessuno se ne accorge. Da parte del Mipaaf un atteggiamento irresponsabile».
Per Isabella Bezzera, presidente dell’Anac (allevatori purosangue), «i fantini di cosa vivono? Dei premi vinti che non sono stati pagati loro da luglio. E ora fanno i camerieri. E lo stesso gli artieri e il resto dei lavoratori che sono la nostra forza. È tutta colpa dei politici, non ho capito il loro gioco. Così perdiamo 100 mila ettari di allevamenti. Follia pura. E non possiamo progettare nulla». Il prossimo appuntamento con i ministeri è l’11 febbraio. «Siamo avviliti — sottolinea Fabio Carnevali, presidente di Assogaloppo —. Capannelle regge un mese, Tor di Valle è già chiuso. Il collasso è totale. Nei giorni scorsi i Monopoli avevano sottoscritto un documento dove assicuravano che il piano di riforma delle scommesse era già stato inviato al ministero dell’Economia per l’approvazione. Ma lì hanno detto che non c’è nulla. Chi mente? Siamo pronti a ricorrere alla magistratura». E per Pino Bruni, voce storica dell’ippica italiana, «gli animi sono esasperati, forse era meglio rinviare la manifestazione, ma la base ha voluto farla lo stesso. E come darle torto?».
Corriere della Sera – 2 febbraio 2013