L’altoatesino Durnwalder: «Ma ho detto ai miei che hanno sbagliato a fare promozione aggressiva con le vostre aziende»
VENEZIA — Luis Durnwalder legge la rassegna stampa tutte le mattine. Seleziona con attenzione gli articoli che riguardano Bolzano e tutto l’Alto Adige e, quando serve, tira su il telefono per fare le opportune precisazioni. E questa settimana, il governatore del Sudtirolo lo ha fatto almeno due volte.
La prima quando ha letto che il direttore della Business Location Sudtirol, la Bls, agenzia controllata al 100% dalla provincia autonoma di Bolzano (e quindi dallo stesso Durnwalder), aveva inviato una lettera a una cinquantina di aziende venete attirandole oltreconfine con l’azzeramento dell’Irap e un contributo del 75% per coprire l’affitto dei capannoni. «Ho subito chiamato Ulrich Stofner (direttore della Bls) per dirgli che aveva fatto una sciocchezza a inviare quella lettera senza consultarmi — spiega il governatore altoatesino — É giusto fare promozione del territorio, anche attiva, ma non fatta così, non diretta alle singole aziende e a scapito delle regioni confinanti». Per questo Durnwalder preferisce soprassedere sui giudizi durissimi del presidente veneto Luca Zaia («Una vera schifezza, questo è dumping») e dell’assessore alle Attività produttive Isi Coppola («Sciacalli) limitandosi a un laconico: «Capisco le reazioni». Ciò non toglie che Durnwalder, noto alle cronache da quasi 25 anni, cioé da quando è stato eletto governatore la prima volta, e perché percepisce mensilmente più del presidente americano Barack Obama, abbia voluto fare una precisazione diretta a chi protesta per la troppa autonomia dell’Alto Adige. E qui viene l’oggetto della seconda telefonata. Quando Durnwalder ha letto sul Corriere del Veneto le dichiarazioni del segretario del Pd Pierluigi Bersani (che lunedì da Padova ha sottolineato la necessità di «ridiscutere i privilegi delle Regioni a statuto speciale e riequilibrare la bilancia a favore delle regioni ordinarie») ha immediatamente chiesto lumi ai vertici del Partito Democratico. «Noi siamo alleati organici del PD — spiega Durnwalder — ma Bersani deve mettere nero su bianco che la nostra autonomia è indiscutibile e che deve essere protetta anche a livello internazionale. Con questa legislatura vogliamo che siano le nostre agenzie provinciali a poter riscuotere direttamente le tasse che poi, nella quota stabilita, verranno trasferite a Roma». E il Veneto? «Invece di farci la guerra, si unisca a noi in questa battaglia per l’autonomia — conclude Durnwalder — Anche se, visto che non l’ha fatto quando la Lega era al governo e professava il federalismo, non so se lo farà adesso».
Della stessa opinione, forse ancora più pungente, l’ex governatore della provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, candidato con le liste di Monti in parlamento. «Lo stato italiano così com’è strutturato non funziona — spiega Dellai — Capisco le proteste del Veneto a proposito delle lettere di invito della Bsl visto che anch’io, quando ero governatore, mi infuriavo di fronte alle promozioni aggressive dell’Austria, ma il problema in questo caso è diverso: c’è estremo bisogno di disincagliare la riforma federalista dopo il chiaro fallimento di Lega e Pdl in questi anni». A sentire Dellai oggi tutte le regioni sono meno autonome e più spaesate di quanto fossero in passato. «Invece di protestare, il Veneto studi l’esperienza del Trentino per elaborare una sua proposta di autonomia efficiente», conclude l’ex governatore.
«Sentire Bersani che parla di riduscutere i privilegi delle regioni a statuto speciale è roba vecchia — ribatte il presidente veneto Luca Zaia — Il passato governo Berlusconi, con il taglio di solidarietà operato da Tremonti, è quello che ha tolto di più alle regioni a statuto speciale e nella maniera più concreta». Per Zaia il vero problema è che le regioni italiane sono troppe e le loro problematiche completamente differenti. «Le mie sfide da governatore del Veneto sono molto diverse da quelle di altri miei colleghi che non devono confrontarsi con la Carinzia o con altre regioni oltreconfine. Ecco perchè devo poter organizzare risposte con mezzi diversi da quelli dei colleghi, così come loro devono avere strumenti più adeguati alle loro necessità. Per questo in consiglio regionale sono già state depositate proposte in questo senso».
Quello che serve, a sentire Zaia, è una riforma federalista «a geometria variabile». «È questa l’ unica via per uscire dal tunnel ed evitare il fallimento dello Stato».
Alessio Antonini – Corriere del Veneto – 30 gennaio 2013