Confronto tra i programmi politici in vista delle elezioni. Da destra a sinistra tutti concordi: la riforma Fornero va corretta. Leggi tutte le posizioni
Oltre all’imperativo assoluto della riduzione del debito pubblico, l’altra questione determinante per venir fuori dal pantano in cui si trova l’Italia riguarda il sistema del lavoro e delle sue regole. E con la disoccupazione, che per i giovani arriva al 37%, le ricette elettorali si sprecano e si affinano man mano che ci si avvicina alla data delle elezioni. Con una sola certezza: rimettere mano alla riforma del ministro Elsa Fornero, sconfessata in qualche modo anche dai partiti che l’avevano votata in parlamento per arginare l’ondata di «licenziamenti» dei lavoratori precari, innescata proprio dalle nuove regole. Nonostante le cautele del Prof, infatti, la lista che fa capo a Mario Monti è al lavoro per cercare di sciogliere alcuni nodi della riforma e, dunque, lo spinoso tema che ruota attorno alle cosiddette gabbie salariali. Ma mentre Pietro Ichino si affretta a dire che non si intende per questo tornare sull’art. 18, ma sperimentare un nuovo modello di contratto su base regionale a tempo indeterminato più flessibile e meno costoso, dal Pd storcono il naso. Anche se il segretario, Pier Luigi Bersani, ammette che su questo delicato problema, «qualcosa da correggere c’è», ma tramite il suo responsabile Cesare Damiano indica la strada della buona flessibilità in entrata, promettendo comunque di non toccare l’articolo 18. Molto più drastico il Pdl di Silvio Berlusconi che si è impegnato ad annullare la riforma Fornero e con il suo ex ministro del lavoro Maurizio Sacconi rilancia, nello stesso tempo, la sua proposta di abolizione dello Statuto dei lavoratori a favore di un più snello Statuto dei lavori e parla di un ritorno alla legge Biagi, che aveva introdotto e regolamentato diverse forme di flessibilità del lavoro, considerandole come una spinta all’ingresso o al reinserimento nel mondo produttivo dei giovani e dei disoccupati. In questo intreccio di proposte c’è chi poi come Antonio Ingroia ha promosso il referendum per ripristinare l’articolo 18, appoggiato anche dal leader di Sel, Nichi Vendola, che considera la riforma Fornero «una sciagura» tale da appoggiare appunto la raccolta delle firme, o chi come il Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo punta a un sussidio garantito per i disoccupati ma anche a un lavoro sostenibile. Oltre alla quasi comune avversione per la riforma Fornero, l’altro comun denominatore delle proposte in campo è l’assenza di cifre e coperture soprattutto per gli oneri fiscali per le nuove assunzioni, ma anche il dubbio di abbandonare immediatamente la cassa integrazione in deroga e gli altri ammortizzatori sociali per l’immediata entrata in vigore dell’Aspi, l’Assicurazione sociale per l’impiego. Che per alcuni, come il partito di Oscar Giannino Fermare il declino, «va potenziata dal punto di vista dei finanziamenti», mentre per altri, come la Rivoluzione civile di Ingroia, introdotta con gradualità e prudenza. Da destra a sinistra, invece, la condivisione è pressoché unanime sul tema dell’apprendistato come leva sostanziale per favorire il primo ingresso nel mondo del lavoro.
28.01.2013 Italia Oggi