Il consigliere regionale Pd replica all’assessore Coletto sul futuro dei due ospedali e mette le carte in tavola: «Altro che numeri ubriachi»
Bonfante: saranno dismessi, all’Ulss 21 resteranno 370 letti per acuti e 18 di riabilitazione a Legnago che perderà anatomia patologica e malattie infettive.
Quel che resta dell’Ulss 21: 370 posti letto per acuti e 18 di riabilitazione. Tutti a Legnago. Davanti ai nomi di Zevio e Bovolone una sola parola: «Dismesso». È scritto nelle schede ospedaliere particolareggiate che tracciano la sanità del 2015 nel territorio della Bassa. «Altro che numeri ubriachi come vorrebbe l’assessore Luca Coletto», riprende con forza la polemica di questi giorni Franco Bonfante, consigliere regionale del Pd, «questi sono documenti precisi nei dettagli, forse ancora “in progress” o con qualche piccolo errore, ma corretti nella sostanza e nel loro significato». Si tratta di sei fogli che distribuiscono in tabelle apicalità (cioè i primari) e posti letto e non lasciano spazio a molti dubbi.
«Qui chiudono Zevio e pure Bovolone. Per Bovolone, che oggi fa circa duemila interventi di ortopedia e Day Surgery all’anno e ha 37 posti per lungodegenza, è una vera catastrofe», dice Bonfante, che a Emilietto Mirandola suggerisce: «Sindaco svegliati, qui ti portano via tutto». Quel poco che rimarrà sarà giusto lo spazio per ambulatori associati di medici di famiglia e poco altro.
Sul piano della sanità per acuti il risultato di questa operazione sarà non tanto un risparmio virtuoso ma – il consigliere del Pd ne è convinto – un peggioramento delle condizioni di funzionamento dell´ospedale di riferimento di Legnago e delle risposte alle esigenze di salute della popolazione.
«La gente troverà sature sia l’area chirurgica che quella internistica. Le dichiarazioni tranquillizzanti di Coletto non sono del tutto vere. Legnago perde anatomia patologica ma anche malattie infettive e tropicali. A fine anni ’90 questo ospedale aveva adottato una strategia di potenziamento delle alte specialità: chirurgia vascolare, endocrinologia, malattie infettive e tropicali, anatomia patologica. Invece in chirurgia vascolare e endocrinologia non sono mai stati sostituiti primari in pensione. I 15 posti di malattie infettive vengono assorbiti da medicina generale. Inoltre è problematico spostare anatomia patologica a San Bonifacio. Il capo dipartimento di chirurgia va in pensione e il sostituto che arriverà si troverà a non avere in ospedale quel servizio, mi risulta che ciò potrebbe portare i chirurghi di valore ad andarsene».
Per Legnago, dunque, un doppio binario: ospedale congestionato e fuga dei pazienti. «Io con il Pd di Legnago il grido d’allarme l’ho dato. Oggi a maggior ragione lo confermo. Consentire solo a Verona le cure più impegnative per i malati di epatite C è stato un primo segnale della scelta fatta di concentrare a Verona le alte specialità ai danni della provincia. Anche i malati di Aids non troveranno più risposte a Legnago».
Ortopedia avrà 25 letti contro i 36 attuali. «Così dovrà concentrarsi sulle emergenze della traumatologia, sacrificando sempre di più la chirurgia d’elezione di anca, spalla, ecc. Anche questa sarà una perdita, a tutto vantaggio delle strutture private», insiste Bonfante, che aggiunge: «Cardiologia non potrà più contare sulla riabilitazione di Zevio, altro guaio»
Nelle schede, Bonfante è disposto ad ammetterlo, c’è però anche qualche nota positiva: «Ostetricia e ginecologia sono in crescita, avranno 30 letti contro i 27 di oggi, più sei di patologia neonatale. Inoltre, e di questo ne vado orgoglioso perché nel 2007 sono stato il primo firmatario della legge regionale che lo ha consentito, è in aumento il ricorso al parto in analgesia, oggi gratuito, e che consente di ridurre i cesarei».
Ultimo, ma non certo per importanza, il capitolo riabilitazione. I posti letto destinati a quest’area risultano, sulla scheda, solo 0,12 ogni mille abitanti. Molto meno della già bassa media regionale. «Zevio con i suoi 80 posti in regime di sperimentazione lo vogliono proprio eliminare», ribadisce Bonfante, «e il territorio dell’Ulss 21 si troverà con soli 18 letti. Vuol dire che il patrimonio di Zevio verrà portato fuori Ulss, magari anche a privati. Eppure la riabilitazione è fondamentale per la medicina moderna, ci batteremo perché questo non avvenga».
Francesca Mazzola – L’Arena – 24 gennaio 2013