Nel Regno Unito si sta provando ad utilizzare il sistema di raffreddamento rapido per ridurre i livelli di Campylobacter nel pollame. Il batterio, come risulta da recenti report di EFSA, è in crescita nelle carni europee, e rappresenta un patogeno in grado di provocare intossicazioni alimentari, con sintomi quali diarrea (spesso con sangue nelle feci), spasmi addominali, febbre, mal di testa, nausea e/o vomito.
La tecnica -che consiste nel esporre la superficie della carne ad un ambiente molto freddo per un tempo molto breve- prometterebbe ottimi risultati secondo la Food Standards Agency (FSA).
Gli esperti della FSA stanno anche sperimentando l’utilizzo di acido lattico e raggi UV per ridurre il Campylobacter. Tuttavia, FSA tiene a precisare che i prodotti sottoposti a questo trattamento non sono destinati alla catena alimentare.
La tecnica del raffreddamento rapido – sempre secondo la FSA- riduce in modo significativo il numero di batteri Campylobacter sulla superficie della carne in quanto si dimostrano particolarmente sensibili al trattamento d’urto a freddo.
Tuttavia, sarà prima necessario chiarire se questo processo sia conforme o meno alle vigenti norme di commercializzazione di carni di pollame nell’ Unione europea. E a tal proposito gli esperti della FSA stanno lavorando a stretto contatto con il Department for Environment, Food e Rural Affairs (DEFRA) per studiarne gli aspetti legali con la Commissione europea.
Precedenti
L’acido lattico per esempio ha recentemente ottenuto l’approvazione a Bruxelles per l’utilizzo sulle carcasse bovine, ma non è autorizzato per la carne di pollame.
La FSA ha fissato gli obiettivi per ridurre il numero di polli più contaminati alla fine del processo di macellazione: dal 27% al 10% entro Aprile 2015.
La riduzione dei casi di Campylobacter è una priorità fondamentale per la FSA, proprio per questo si stanno studiando con l’industria del pollame diversi progetti per raggiungere questo obbiettivo.
Ma le carcasse di pollame utilizzate per gli studi –conclude FSA- non devono entrare nella catena alimentare. Questo vale anche per tutte quelle prove che utilizzano tecniche non approvate nell’UE, come lavaggi con acido lattico, o dove ci possono essere perplessità sul fatto che la tecnica utilizzata sia conforme alla legislazione vigente.
In particolare, sull’acido lattico erano state espressi dubbi dal Parlamento Europeo circa l’insorgere di resistenza batterica. Il Pacchetto igiene prevede soltanto l’uso di acqua corrente come misura di decontaminazione batterica; resta inteso che ogni ulteriore sostanza debba essere espressamente autorizzata dalla Commissione, previo parere di EFSA.
Sistema dei controlli sulla carne d ipollo Inefficace, bisogna cambiare.
Acido lattico per decontaminare le carcasse bovine Gli agricoltori europei contrari
Sicurezzaalimentare.it – 24 gennaio 2013