La Guardia di Finanza varca le porte del consiglio regionale e passa al setaccio i conti dei gruppi di Pdl, Pd e Lega, chiedendo conto dei contratti di lavoro dei dipendenti «esterni», di quelli relativi agli incarichi ed alle consulenze, dei bilanci degli ultimi 3 anni e delle note giustificative dei rimborsi a favore dei consiglieri.
E’ la «fase due» delle indagini avviate a dicembre dal procuratore capo di Venezia Luigi Delpino e dal procuratore aggiunto Carlo Mastelloni, decisi a far luce sulle spese del parlamentino del Veneto dopo che in altre Regioni d’Italia erano state scoperti abusi da parte degli eletti sull’uso dei fondi pubblici. Il fascicolo conoscitivo aperto dai magistrati lagunari non contiene al momento alcuna ipotesi di reato e non risultano indagati.
Gli uomini del Nucleo di polizia tributaria sono arrivati a Palazzo Ferro Fini nel corso della mattinata, quando molti consiglieri erano al lavoro nelle commissioni, e si sono fermati negli uffici per oltre tre ore. Diverso il materiale raccolto dagli archivi dei tre gruppi: nel caso di Pdl e Pd sembra che l’attenzione delle forze dell’ordine si sia concentrata per lo più sui contratti relativi al personale dipendente «esterno», ossia quello che può essere chiamato dai partiti in aggiunta ai dipendenti già in forza alla Regione (come gli addetti stampa o le segretarie particolari), e su quelli relativi agli incarichi di consulenza affidati a tecnici e professionisti al di fuori del Palazzo. Nel caso della Lega, invece, pare che i controlli siano stati orientati anche ai bilanci degli ultimi 3 anni ed alle pezze giustificative dei rimborsi spese di cui godono i consiglieri regionali. «Tutto si è svolto in un clima di grande collaborazione – racconta il capogruppo del Pdl Dario Bond – ed anzi voglio ringraziare le fiamme gialle per la cortesia e la disponibilità che hanno dimostrato nella loro attività di raccolta delle informazioni. Abbiamo fornito tutto il materiale necessario, ora attendiamo i loro riscontri». Anche Lucio Tiozzo, appena nominato capogruppo del Pd, si dice sereno: «Piena collaborazione con la magistratura – dice – siamo tranquilli perché come gruppo abbiamo sempre avuto una gestione corretta del personale. Si faccia però in fretta perché non è facile lavorare in un clima di incertezza». Infine, il presidente del consiglio, Valdo Ruffato: «Abbiamo già assicurato in altre occasioni la massima disponibilità alla magistratura ed alle forze dell’ordine e questo episodio non ha fatto eccezione. Siamo sereni: se ci sarà bisogno di ulteriore documentazione siamo pronti a fornirla senza alcuna esitazione».
Già all’indomani dell’apertura del fascicolo conoscitivo, a ridosso di Natale, vi era stato un contatto tra la Finanza e i tecnici del consiglio regionale, a cui erano state chieste leggi e provvedimenti sulle voci di spesa generali, per capire come vengono distribuiti i fondi e quali sono le regole di funzionamento delle retribuzioni e dei rimborsi (in quest’ultimo caso, tra l’altro, il meccanismo è ora congelato visto che il consiglio sta aspettando le norme attuative della legge approvata sul finire dell’anno che ha razionalizzato e ridotto i meccanismi di rimborso ai consiglieri; giusto ieri si è tenuta una riunione tra i responsabili dei gruppi per fare il punto della situazione). Peraltro i conti del consiglio regionale erano già finiti sotto la lente della Corte dei conti nel settembre scorso, quando imperversava sui giornali e le tivù il caso di «er Batman» Fiorito, ma in quel caso la richiesta di informazioni non era correlata ad alcuna indagine visto che i giudici contabili possono intervenire solo in presenza di un esposto, che non era mai stato presentato. «Si è trattato solo di una verifica di routine – spiegarono all’epoca dalla struttura del consiglio regionale – di quelle che si effettuano ogni anno per verificare la correttezza formale delle spese». Il salto, come detto, è stato fatto a dicembre, quando ad entrare in campo è stata la procura di Venezia «Abbiamo fatto un primo accesso e chiesto la documentazione al Consiglio» disse Delpino mentre dalla procura precisarono che in Veneto, a differenza che in Lazio ed in Lombardia, non vi era ancora nessuna ipotesi di reato.
Davide Tamiello – Corriere del Veneto – Giovedì 24 Gennaio 2013