«Qualcuno sbraita perché non è stato ricandidato? Crisi di astinenza da cadrega». Su Twitter Roberto Maroni getta benzina sul fuoco dello scontento leghista.
La sua difesa delle liste («Buone scelte, tanti giovani e facce nuove») si scontra con le tensioni che in Veneto investono roccaforti come la città di Treviso, privata di candidati vincenti, ma anche il partito veneziano dove Corrado Callegari, apprezzato deputato uscente, è schierato in posizioni di rincalzo, e la stessa Padova con Massimo Bitonci (capolista al Senato) unico superstite tra i lealisti bossiani e l’esclusa Paola Goisis sul piede di guerra. Anche Flavio Tosi, il segretario-sindaco di Verona, respinge al mittente le contestazioni («Gli uscenti ringrazino la Lega per l’occasione ricevuta e non rivendichino diritti inesistenti») però prova a rasserenare le truppe su un tema cruciale, quello dell’alleanza con Silvio Berlusconi, gradita dalla base quanto un pugno sullo stomaco: «Con il Pdl siamo alleati, ma siamo anche in competizione», fa sapere alla Stampa «e dopo il voto non vedo perché la Lega debba continuare a camminare con chi, in quasi dieci anni di percorso comune, non ci ha portati da nessuna parte». «In Veneto e in Lombardia vinceremo noi», aggiunge «il Pd lo sa benissimo e lo sa anche Berlusconi che per questo ha rinunciato a candidarsi a premier e ci ha lasciato la presidenza lombarda. Certo, i nostri non l’hanno presa bene e specialmente nei primi giorni stata dura far accettare questo nuovo patto, perché ai leghisti lombardi si può almeno dire che avranno il governatore mentre qui è stato più difficile. Ma ora, parlando con la gente, stiamo cominciando a far capire che l’importante è conquistare le tre regioni del Nord». Gelida la reazione di Maroni – «Rispetto l’opinione di Flavio Tosi ma quella che ho preso è la decisione giusta» – più pungente la replica pidiellina: «Contano i fatti, non le polemiche elettorali», commenta Marino Zorzato «tra Pdl e Lega c’è un’alleanza nazionale e regionale che ci vedrà correre insieme anche in Friuli, dopo le politiche. Forse Tosi è preoccupato dei sondaggi… ». «La Lega in Veneto ha abbassato le orecchie e come un cagnolino fedele ha accettato i diktat lombardi», rincara Antonio De Poli a nome dell’Udc. Neanche il governatore Luca Zaia, che con il partner azzurro amministra Palazzo Balbi, è entusiasta della sortita tosiana: «Ogni cosa a suo tempo, in questo momento siamo alleati ed è giusto che con coerenza si porti alla fine questa campagna elettorale. Poi la decisione sarà in mano al consiglio federale della Lega. In Regione tra noi e Pdl il rapporto è ottimo e ho apprezzato molto la lealtà dei miei compagni di viaggio»; morale della favola: «La mia amministrazione non andrà a casa per decisione delle segreterie dei partiti ma solo se non saranno rispettati gli impegni presi con i cittadini».
Il Mattino di Padova – 24 gennaio 2013