Dovrà pagare 10 mila euro di multa per aver lasciato il suo cane in un recinto senza cibo nè acqua, in pieno agosto, in una gabbia recintata su un basamento di cemento armato. Michele Nogarè, 37 anni di Ponte nelle Alpi (difeso da Elena Polesana di Belluno), è stato condannato ieri per il delitto di maltrattamenti di animali previsto dal nostro codice penale.
A sollevare la questione fu un cliente del compianto veterinario Luca Funes, recentemente scomparso a soli 41 anni, colpito da un infarto proprio mentre stava dando il latte ai cuccioli che il suo chow chow aveva dato alla luce pochi giorni prima. E proprio questo amore verso gli animali, quel 10 agosto del 2010, aveva spinto Funes a raccogliere la segnalazione del suo paziente e telefonare immediatamente ad un carabiniere per chiedere cosa fare. L’appuntato scelto, avvisati i suoi superiori, quel giorno stesso, poco prima delle 14, si fece accompagnare dal veterinario per un sopralluogo.
Arrivati a Prà de Anta, sulla strada che porta verso l’ecocentro di Ponte nelle Alpi, lo scenario che i due uomini si sono trovati dinnanzi è stato a dire poco raccapricciante. Il recinto misurava un’area di tre metri per quattro, era segnato con una rete a maglie molto larghe fuori dalle quali spuntava la testa dell’animale che si era dimostrato a dir poco aggressivo e minaccioso. Il basamento era di cemento e sparsi dovunque c’erano gli escrementi dell’animale. Un cane meticcio di taglia media, di colore marrone tigrato a striature scure. All’interno del recinto una cuccia con appoggiato sopra un telone verde, forse utilizzato per cercare di proteggere dal sole d’agosto il cane. Tre ciotole tutte vuote, e nessuna di acqua. Il veterinario ha notato che il cane era pieno di parassiti e si presentava minaccioso anche per il dolore che provava. Impossibile accarazzarlo.
Il pm di turno decise di sequestrare il cane, che venne trasferito. Funes fu poi nominato perito e stese due relazioni sulla vicenda. Il legale del proprietario ha provato a difenderlo sostenendo che l’aggressività dell’animale era tale che era impossibile perfino sfamarlo. Figuriamoci trasferirlo altrove. Il pm ha chiesto la condanna a 8 mesi di reclusione, ma il giudice Antonella Coniglio ha opato per una multa di 10 mila euro a carico del Nogarè.
Corriere del Veneto – 22 gennaio 2013