Per il ricambio chiesto dalla base servirà un exploit elettorale. Hanno detto i coordinatori veneti del Pdl Alberto Giorgetti e Marino Zorzato d’essere «molto soddisfatti» per come sono andate le cose nella scelta dei candidati a Roma, visto che «rispetto al 2008 si evidenzia un forte ricambio». Ma la domanda chiave è: a che punto della lista va in scena il ricambio?
Il Porcellum, si sa, è basato su un principio tanto elementare quanto spietato: passa soltanto chi sta in cima all’elenco. E tra gli azzurri il pronostico è drastico, si vocifera di un dimezzamento delle poltrone a disposizione: nel 2008 furono eletti 23 parlamentari, quest’anno potrebbero essere 3 al Senato (7 se il centrodestra vincerà la competizione su base regionale, aggiudicandosi il premio), 4 alla Camera Veneto 1 e 3 alla Camera Veneto 2. E chi c’è nei primi 3 posti al Senato? Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini e Maurizio Sacconi (quarta Cinzia Bonfrisco, se il Cav opterà per l’elezione in un’altra regione). Nei primi 4 alla Camera Veneto 1? Giancarlo Galan, Alberto Giorgetti, Piero Longo e Lorena Milanato. Nei primi 3 alla Camera Veneto 2? Renato Brunetta, Valentino Valetini e Maurizio Paniz. Ne consegue che le uniche speranze che possono nutrire i volti nuovi, stanno tutte in un risultato del partito largamente al di sopra delle aspettative, che allarghi un pochino la carrozza in partenza per la capitale. Con i sondaggi che girano, per quanto Berlusconi profonda ottimismo in ogni dove, è difficile che di qui al 24 febbraio possano dormire sonni tranquilli.
Al di là dei propositi della vigilia, nel Pdl lo scenario si conferma quello di sempre: grandi discussioni sul territorio, summit delle segreterie provinciali, vertici nella sede regionale di Padova e poi decide Berlusconi un po’ come gli pare. E pazienza se «il Presidente» finisce per contraddire le regole che lui stesso si era dato, una per tutte, il limite ai mandati. Chi ne aveva fatti tre o più, era stato detto al termine di uno dei tanti vertici in via dell’Umiltà, avrebbe dovuto lasciar spazio a qualcun altro. Risultato finale: deroga per Sacconi (in parlamento dal 1979), per Ghedini (3 mandati), Giorgetti (4 mandati), Paniz (3 mandati), Elisabetta Casellati (4 mandati, è stata ricandidata al settimo posto al Senato) e ce n’era una pronta pure Paolo Scarpa Bonazza Buora (5 mandati) che però ha rifiutato la candidatura dopo aver visto il suo nome in una delle posizioni senza speranza. La regola è stata applicata in modo ferreo solo all’ex generale Luigi Ramponi e ad Aldo Brancher, l’ex paolino coinvolto nell’inchiesta Antonveneta, che è riuscito comunque a piazzare il fedelissimo Daniele Polato (unico esponente del Pdl in consiglio comunale a Verona dopo la mattanza da parte di Tosi e della sua civica) in lista in Lombardia. Berlusconi sembra essersene infischiato pure delle richieste partite dalle segreterie provinciali di non catapultare in Veneto alcun paracadutato: come nel 2008, infatti, saranno eletti qui il braccio destro del Cav Valentino Valentini (sicuramente) e la «responsabile» Catia Polidori, già fedelissima di Fini, che salvò il governo votando contro la sfiducia il 14 dicembre 2010 e fu poi nominata vice ministro allo Sviluppo economico (probabilmente, è al quinto posto alla Camera Veneto 1).
Non vi è traccia, a scorrere le liste, neppure di quei nomi della celeberrima «società civile» e del mondo dell’impresa a cui per giorni aveva lavorato alacremente l’ex ministro Giancarlo Galan. L’unico nome di peso circolato in questi giorni è stato quello di Giuseppe Stefanel, amico di lunga data di Galan che i sussurri volevano dirottato in Friuli, sennonché il diretto interessato si è premurato di smentire tutto, sostenendo di volersi dedicare alla sua impresa. Chi invece avrebbe fatto volentieri un’esperienza a Roma, e l’ha dichiarato apertamente in più occasioni, era Fabio Franceschi, il patron di Grafica Veneta, il colosso tipografico che ha dato alle stampe Harry Potter. Vicino all’ex ministro Sacconi, con cui ha dato vita alla fondazione Magna Carta Nord Est (braccio locale della fondazione creata da Gaetano Quagliarello), Franceschi ha incontrato la scorsa settimana anche Galan, che pure non lo aveva inserito nella sua lista dei papabili, ma alla fine non è riuscito a superare le maglie di Palazzo Grazioli («A questo punto non so più se voterò Berlusconi» è sbottato).
Detto degli ex ministri, dei fedelissimi e dei legali di Berlusconi, vediamo allora, chi si piazza alle spalle dei «soliti noti». Al Senato ci sono la senatrice uscente di Verona Cinzia Bonfrisco, il vice coordinatore di Vicenza Pierantonio Zanettin (protagonista di un caso clamoroso: nella città berica lui ed il coordinatore Berlato, separati in casa, hanno presentato due liste di candidati distinte), lo sfidante di Zanonato alle Comunali di Padova Marco Marin (che peraltro era dato in corsa per la rivincita del 2014), la senatrice uscente di Padova Elisabetta Casellati ed il coordinatore di Venezia Mario Dalla Tor. Alla Camera Veneto 1, dal sesto posto in poi, ci sono Dino Secco, vice presidente della Provincia di Vicenza ora a capo dell’Ufficio di gabinetto dell’ente commissariato, il sindaco di Cerea Paolo Marconcini e Luca Ruffin, vice coordinatore di Padova. Infine, alla Camera Veneto 2 il Pdl schiera dal quarto posto il capogruppo in Comune a Venezia Michele Zuin ed il coordinatore di Treviso Fabio Chies.
Com’era prevedibile, quando le liste sono planate in Veneto da Roma immediatamente è partito il fuoco di fila degli scontenti, dal veneziano Antonio Cavaliere («Le richieste della città sono state snobbate») al vicentino Sergio Berlato (che ha annunciato «clamorose azioni di protesta»), dal veronese Davide Tumicelli («Spazio solo ai parlamentari in carriera, nessun che provenga dal movimento giovanile») al trevigiano Alessio De Mitri, che ha deciso di fare le valigie per candidarsi nei «Moderati in rivoluzione» di Gianpiero Samorì. Voci a cui hanno fatto da contraltare nel fine settimana una serie di comunicati a favore dei coordinatori Zorzato e Giorgetti, specialmente dalle segreterie provinciali («Nella composizione delle liste c’è stata la più ampia condivisione, non vediamo motivi di polemica» hanno detto la padovana Barbara Degani ed il veronese Giovanni Miozzi») ma anche da Strasburgo (per l’eurodeputato Lia Sartori «è stato dato un positivo riconoscimento a chi, da Galan a Brunetta, ha sempre lavorato a stretto contatto con Berlusconi») e dalla Regione («Ottimo lavoro» per il consigliere regionale Costantino Toniolo). In chiusa solo una piccola considerazione, marginale visto il contesto: gli ex An, se mai esistessero ancora, sono stati cancellati dalla faccia della terra.
Corriere del Veneto – 22 gennaio 2013