L’articolo 18 sta risorgendo dalle sue ceneri. Le cronache giudiziarie delle ultime settimane hanno registrato alcune sentenze in cause di lavoro (in particolare una a Bologna, puntigliosamente argomentata nelle motivazioni) nelle quali i giudici, esercitando la discrezionalità che la legge lascia loro, pur constatata la natura «non discriminatoria» delle ragioni economiche o organizzative addotte dall’impresa per motivare un licenziamento individuale, anziché disporre il risarcimento economico a favore del licenziato, hanno optato per imporre all’azienda di riassumerlo (tecnicamente: rientegrarlo).
«Io spero e credo che non sia un fenomeno generalizzato», osserva Franco Toffoletto, contitolare dello Studio Toffoletto De Luca Tamajo, il più grande studio giuslavoristico italiano con oltre 120 professionisti. «Ma credo dipenda essenzialmente dalla vera lacuna della riforma su questo punto, che consiste nel rimandare ai contratti collettivi nazionali come riferimento per valutare la gravita del motivo economico o organizzativo del licenziamento. È questa valutazione che apre il campo alla più vasta discrezionalità. Per questo è il caso che la si perfezioni». Altrimenti sarebbe un fiasco completo, secondo la maggior parte dei direttori del personale, rappresentati dal presidente della loro associazione Gdp Paolo Citterio, che ne ha discusso con Toffoletto a «La stanza dei bottoni», la trasmissione di Class Cnbc che va in onda il giovedì alle 21: «Una riforma nata male sul fronte delle assunzioni, che si è risolto in un danno per le imprese e in un ulteriore deterrente contro le assunzioni in una fase di grave crisi occupazionale, viene così dimezzata anche su quello dell’uscita». Quando il presidente della Confindustria l’aveva definita «una boiata», la riforma Fornero veniva infatti contestata dagli industriali (quindi «da destra») solo perché si profilava (com’è poi di fatto stata effettivamente) molto restrittiva rispetto alle forme di flessibilità in entrata, rese più severe e limitate, private del contratto di inserimento e molte meno elastiche sul ricorso alla partite Iva. Su questo capitolo, l’unico vantaggio per le imprese è stata l’abolizione della causale nei contratti a termine, ma a dire delle associazioni imprenditoriali non basta: rispetto a prima è più difficile assumere con flessibilità. Le critiche da sinistra invece si concentravano tutte sull’indebolimento del’articolo 18, tanto che Paolo Ferrero, Nichi Vendola e altri esponenti di sinistra di un agguerrito comitato promotore hanno raccolto un milione di firme per un referendum abrogativo che solo il ricorso anticipato alle urne politiche ha per ora congelato. Invece oggi emerge dalle cronache che i reintegri «vecchio regime» restano frequenti, sia nei casi di licenziamenti individuali che in quelli di licenziamenti di piccoli o grandi gruppi.
22.01.2013 Italia Oggi