Il Pdl torna a Forza Italia. La lunga corsa per riscoprire le origini, lanciata da Giancarlo Galan che nel novembre scorso ha stoppato le primarie di Alfano e della Meloni, ha prodotto un effetto clamoroso: l’ala ex An è stata cancellata quasi del tutto.
Tra i big si salva solo Alberto Giorgetti, veronese, coordinatore regionale del Pdl, ex allievo di Fini in ottimi rapporti con Ghedini e Longo durante la sua legislatura alla Camera: Berlusconi l’ha voluto sottosegretario all’Economia con Tremonti e la sua conferma in lista è quindi scontata alle spalle dell’ex ministro della Cultura Giancarlo Galan, che commenta: «Sono molto soddisfatto, torno al mio ruolo di protagonista della battaglia politica con l’ambizione di governare il Paese rappresentando con forza il Veneto. Il patto con la Lega nasce dalla necessità di portare al successo la coalizione di Berlusconi presidente: da quando Silvio è tornato in campo, la voglia di vincere si sente molto più forte. L’esperienza insegna che il patto con la Lega non è una sottomissione, ma un’intesa politica necessaria per conquistare il Nord e rappresentarlo in parlamento», dice l’ex ministro. Le liste sono ampiamente rinnovate ma un paio di esclusioni eccellenti fanno rumore: in primis risalta l’assenza del senatore Maurizio Castro, trevigiano, uno dei massimi esperti delle riforme del lavoro con un indice di produttività tra i più elevati. Ex docente di diritto penale al Bo, vanta un curriculum di assoluto rilievo come manager d’azienda e al Senato ha lavorato con grande competenza e assoluta libertà di giudizio, senza mai «disobbedire» al Pdl. Alfano e Zorzato non l’hanno ricandidato e analoga sorte è toccata a Filippo Ascierto, ex responsabile nazionale della sicurezza di An: dopo una lunga stagione in parlamento tornerà a guidare una caserma dei carabinieri? L’altro «compagno di cordata» nel Msi, poi An e infine nel Pdl è Maurizio Saia, che ha seguito Fini nello scontro con Berlusconi per poi tornare a legislatura conclusa a bussare al Pdl. Esce di scena anche Aldo Brancher, l’ex ministro al Federalismo rimasto in carica dal 18 giugno al 6 luglio 2010 e costretto a dimettersi per lo scandalo Antonveneta. Si è persa ogni traccia di Adolfo Urso, ex sottosegretario all’Economia, cresciuto nel gruppo di Fini, mentre Fabio Gava e Giustina Destro sono approdati nel movimento civico di Monti dopo aver contribuito alla vittoria del Pdl per 15 anni. A rischio anche la rielezione della senatrice Elisabetta Alberti Casellati, che nel 1994 ha fondato Forza Italia con Galan e Scarpa Bonazza Buora: Zorzato e la Degani hanno preferito puntare su Marco Marin e l’ex sottosegretario alla Giustizia ieri ha raggiunto Roma con un po’ di amarezza. Nel gioco dei ripescaggi lei potrebbe farcela, ma l’obiettivo più importante che stava inseguendo l’ha raggiunto: è stata la Casellati a convincere Zorzato e Alfano a staccare l’assegno di 90 mila euro per pagare l’Imu alla Città della Speranza. Con la fondazione creata da Masello e Zanesco, la senatrice collabora dal 1994: quei soldi serviranno per finanziare le borse di studio dei ricercatori che lottano per salvare i bambini
Il Mattino di Padova – 18 gennaio 2013