Coletto: «Non siamo i “cattivi”: Roma ha ridotto le risorse». Ipotesi: pagare per livelli di reddito. Padrin: «Meglio razionalizzare la rete di ospedali»
Il primo momento della verità è fissato per oggi. Nel primo pomeriggio a palazzo Ferro Fini è convocata la commissione “Sanità” del Consiglio regionale, e all´ordine del giorno c´è la delibera della giunta Zaia forse più delicata di tutti gli ultimi mesi: il riparto dei fondi alle Ulss per quest´anno, che per la prima volta vede non un leggero aumento ma un taglio complessivo di 200 milioni di euro. Sarebbe già delicato solo per questo argomento, ma nel testo della delibera c´è un altro colpo di quelli che fanno male: la sospensione-revisione dei cosiddetti servizi “extra Lea”, cioè un pacchetto di servizi socio-sanitari da 125 milioni che la Regione è sempre riuscita ad erogare e ora rischia invece di non poter più finanziare. La notizia è uscita ai primi di gennaio e si sono scatenate subito le polemiche. Tanto che la Cgil Veneto è uscita con un comunicato in cui chiede che sia dato parere negativo alla delibera.
COLETTO: «NIENTE CATTIVI E BUONI». In commissione a presentare la delibera ci sarà l´assessore alla sanità Luca Coletto, che non ci sta però a recitare la parte del “cattivo” (la Giunta) di fronte ai “buoni” (i consiglieri regionali). L´assessore mette giù i punti fermi della sua posizione. «Primo: la Regione deve difendersi come può dai tagli piovuti da Roma. Secondo: 56 milioni per gli assegni di cura a domicilio fino al 2010 erano indicati nel bilancio “normale” della Regione, solo che il Consiglio regionale decise di metterli a carico del bilancio sanità, che come noto è separato perché si regge sulla cifra che arriva da Roma per i “servizi Lea, cioè quelli essenziali di assistenza”. Nel frattempo avevano pure deciso di eliminare l´addizionale Irpef che serviva appunto per la sanità. Terzo: noi dobbiamo rendere conto del bilancio sanità al tavolo del Ministero delle finanze che ha deciso di stringere la sorveglianza sul fatto che i soldi siano utilizzati per i servizi essenziali, e se teniamo conto che ci sono anche 45 milioni per Arpav rischiamo che ci contestino 150 milioni di euro di spesa. Inutile che ricordi, poi, che se invece i conti non tornano scatta il commissariamento e il massimo dell´Irpef per i veneti»
PADRIN: ANALIZZARE VOCE PER VOCE. Leonardo Padrin, presidente della commissione “Sanità”, ha le idee chiare: «La commissione dovrà discutere a livello collegiale, ma a titolo personale posso dire che non possiamo trattare tutti alla stessa maniera i vari servizi “extra Lea”. Si deve definire una gerarchia di questa serie di servizi sanitari che si sono via via aggiunti: nel momento in cui diminuiscono le risorse occorre salvaguardare i più importanti». L´assessore Coletto ha già fatto capire che un´ipotesi da vagliare è quella di stabilire tetti di reddito oltre i quali questi servizi non siano più gratuiti. Padrin mette sul piatto un´altra valutazione strategica: «Sono convinto che con un adeguamento della programmazione sanitaria e semplificando la rete attuale degli ospedali, con la creazione di posti letto “territoriali”, c´è un sicuro margine di miglioramento della sanità. Il principio, lo ricordo sempre, è che la sanità costa di più laddove è meno efficiente: vale ovunque. Se si trasforma un ospedale per acuti in “territoriale”, concentrando le specialità dove si riesce a garantirle tutte assieme e con efficienza, si risparmiano 100 milioni senza dubbio, e sono le cifre di cui parliamo per gli extra Lea». Padrin tra l´altro ha messo in guardia la Giunta regionale anche contro i tagli lineari applicati ai privati convenzionati: «Anche in questo caso non dimentichiamo che per gli ambulatori convenzionati parliamo di un costo di 150-200 milioni l´anno che sono il 50% del costo annuo di uno degli ospedali in più che ci sono oggi. Bisogna avere il coraggio di fare scelte importanti, o si dissangua il sistema».
Piero Erle – Il Giornale di Vicenza – 17 gennaio 2013