All’inizio del 2013 «metteremo nero su bianco il Manifesto della previdenza privatizzata: conterrà proposte che vanno dalla revisione della doppia tassazione (sui trattamenti pensionistici erogati e sui rendimenti finanziari, ndr) alla necessità di riaffermare, mediante interventi legislativi, il principio dell’autonomia degli enti» che, sancita dai dlgs 509/1994 e 103/1996, «soprattutto nei dodici mesi passati, è stata calpestata da norme che ci hanno considerati al pari della pubblica amministrazione».
E, «una volta superato lo stress test governativo sulla sostenibilità dei bilanci a 50 anni, bisognerà trovare soluzioni efficaci al problema dell’adeguatezza delle prestazioni». Traccia un consuntivo dell’anno appena terminato ed espone i progetti per il futuro Andrea Camporese, presidente dell’Adepp, l’associazione delle casse previdenziali dei professionisti. Ed è pronto a chiamare in causa, in vista delle votazioni di febbraio, «i partiti per verificare quali intendono sposare le nostre battaglie e ricavarne risposte chiare sulle loro intenzioni, nell’eventualità vadano al governo».
Domanda. Arriverà presto anche l’Agenda dell’Adepp oltre a quelle di alcuni leader politici. Chi l’appoggerà avrà, dunque, il vostro sostegno?
Risposta. Non daremo specifiche indicazioni di voto, però le anticipo che si tratterà di un’operazione trasparente e necessaria, finalizzata a chiarire le idee alle varie categorie professionali. Mi adopererò, subito dopo le feste, insieme ai presidenti degli istituti: stileremo le nostre richieste a beneficio dei circa 2 milioni di professionisti che versano contributi e assistono ai costanti attacchi al loro sistema pensionistico. Il duplice prelievo fiscale che ci viene imposto, che non ha precedenti in Europa, è divenuto ancora più gravoso dal 1° gennaio 2012, quando è entrata in vigore la norma della legge 148/2011 che ha elevato la tassazione sulle rendite degli investimenti dal 12,5 al 20%. Abbiamo calcolato che soltanto questo aumento comporta un esborso di oltre 70 milioni in più all’anno: se, invece, potessimo usare queste risorse per promuovere ulteriori provvedimenti assistenziali destinati alla platea che rappresentiamo, riusciremmo a fornire servizi preziosi, soprattutto nella fase di crisi che attraversiamo. Sarà un punto centrale del Manifesto che scriveremo, e il tema si lega a un altro iniquo balzello che stiamo subendo, ovvero la destinazione delle somme ricavate dai risparmi sui consumi intermedi all’Erario, per effetto della spending review (legge 135/2012).
D. Allo stato gli enti hanno dovuto pagare in tutto 3,8 milioni quest’anno, che saliranno a 7,6 nel 2013 (il taglio va dal 5 al 10%, si veda ItaliaOggi del 1°/12/2012). Invocherete una correzione?
R. La nostra netta ostilità verso la norma è nota: abbiamo presentato in varie sedi giudiziarie ricorsi contro l’incomprensibile inclusione delle casse nell’elenco Istat dei soggetti pubblici, e recentemente abbiamo ottenuto, dopo due pareri positivi dei Tar, un pronunciamento avverso da parte del Consiglio di stato. Tutte le violazioni normative del perimetro della nostra autonomia, compresi i tentativi falliti delle scorse settimane di dismissione del nostro patrimonio residenziale a prezzi di favore, rientreranno di certo nella lista delle questioni urgenti sulle quali interrogheremo le forze politiche.
D. Per circa un anno, dal varo del decreto «salva-Italia» (legge 214/2011), vi siete concentrati sul raggiungimento della sostenibilità cinquantennale dei bilanci. Il ministero del welfare ha promosso i piani di revisione di prestazioni e contributi. Cosa rimane di quel test?
R. Una grande ventata riformatrice ha attraversato la previdenza privatizzata. Ne siamo usciti bene, sono stati migliorati i conti, tuttavia non ci è stato permesso di servirci, per garantire saldi positivi per 50 anni, del patrimonio. La crescita abnorme dei beni accantonati andrà analizzata, anche con riferimento all’esigenza di assicurare agli iscritti pensioni congrue, con cui mantenersi dignitosamente.
ItaliaOggi – 3 gennaio 2013