A portare l’etichetta a batteria davanti alla Commmissione sarà il Governo italiano stesso, forte del supporto di tutte le associazioni dell’agroalimentare made in Italy, quelle agricole e quelle industriali, e con l’avvallo anche della comunità scientifica che ha elaborato questo meccanismo alternativo. La battaglia contro il bollino rosso sul Parmigiano che l’Italia ha condotto davanti all’Onu non è archiviata, è solo rimandata: per il made in Italy, ora è prioritario incidere sul regolamento europeo prossimo venturo.
Per il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, la contro-proposta dell’etichetta a batteria è anche un successo personale.
Presidente, come è nata questa etichetta alternativa?
La batteria è il frutto di due anni di lavoro e del contributo di quattro ministeri: quello della Salute, quello degli Esteri, quello dell’Agricoltura e quello dello Sviluppo economico. E questo nonostante sia cambiata la compagine di governo. Alle basi scientifiche di questo sistema di etichette hanno lavorato l’Istituto superiore di Sanità, il Consiglio superiore dell’Agricoltura e il Crea. All’Università Luiss è stato commissionato lo studio sul campo: è stato interpellato un campione di famiglie italiane alle quali sono state sottoposte entrambe le etichette, il nutriscore francese e la batteria italiana. E in questi giorni è arrivato il verdetto: le famiglie italiane si trovano indiscutibilmente meglio con la batteria. Forte di questa conferma, il governo italiano ora può fare le sue mosse a Bruxelles.
Formalmente, quando verrà avanzata la proposta italiana?
Sarà il ministero degli Esteri a consegnare la proposta alla Commissione Ue e lo farà nei prossimi giorni. Sull’armonizzazione a livello europeo del sistema di etichettatura degli alimenti Bruxelles è previsto che intervenga a primavera. Ma mettere sul tavolo già oggi una proposta alternativa è importante anche perché ci consente di prendere tempo e di sondare gli schieramenti degli altri Paesi membri.
Chi pensa sia possibile portare dalla parte della proposta italiana, in Europa?
Ero a Berlino la settimana scorsa e mi è parso di capire che la Germania non sia più così convinta di voler adottare il modello di nutriscore, tanto che l’iter legislativo che aveva avviato ha subito una battuta d’arresto. La Spagna sarà sicuramente dalla nostra parte. Io sono ottimista che attorno alla batteria si possa coagulare un cospicuo consenso.
Come convincerete gli altri Paesi europei che l’etichetta nutriscore è dannosa?
Lo faremo raccontando quello che è successo in Sudamerica, in quei Paesi che per primi hanno iniziato a utilizzare le etichette a semaforo, quelle che mettono il bollino rosso sui cibi e sulle bevande. All’inizio è stata sola un’indicazione per i consumatori. Il secondo passaggio è stato quello di vietare la pubblicità sui prodotti col bollino rosso. E il terzo passaggio è stato quello di tassarli. I dazi sono un problema, siamo tutti d’accordo, ma se in Europa passerà la linea francese delle etichette il danno per l’export agroalimentare italiano sarà molto maggiore.
Micaela Cappellini