La legge di delegazione europea 2018 (pubblicata in Gazzetta ufficiale venerdì scorso e in vigore dal 2 novembre) dà al Governo nove mesi di tempo per adeguare le norme nazionali. L’obiettivo è arrivare pronti all’appuntamento del 21 novembre 2020, data a partire dalla quale la Procura europea potrà cominciare a operare.
Ma è tutta la giustizia penale a diventare sempre più europea. In base alla legge di delegazione 2018, il Governo dovrà anche rendere più stringente il mandato d’arresto europeo e adeguare le regole nazionali sul sequestro dei conti bancari per facilitare il recupero transfrontaliero dei crediti.
E cresce anche l’utilizzo degli strumenti esistenti: dagli interventi di “facilitazione” della cooperazione tra autorità giudiziarie fatti dall’agenzia Eurojust (dal 2015 al 2018 i casi seguiti sono saliti del 34%) ai mandati d’arresto europei (+8% di provvedimenti emessi dal 2015 al 2017), fino agli ordini europei di indagine penale, che hanno debuttato due anni fa.
La Procura europea
La nuova super Procura – prevista dal regolamento Ue 2017/1939 – è stata pensata per migliorare il contrasto alle frodi contro la Ue e ai reati connessi, come corruzione e riciclaggio, anche in collegamento con l’agenzia Europol. Ma la Commissione europea ha proposto di allargare l’ambito d’azione anche ai reati di terrorismo.
La Procura Ue è strutturata in un ufficio centrale, che ha sede a Lussemburgo ed è guidato dal Procuratore capo, in carica per sette anni: è stata nominata Laura Codru?a Kövesi, già a capo della direzione nazionale Anticorruzione rumena. A seguire le indagini saranno i «procuratori europei delegati», vale a dire Pm operativi nelle procure nazionali che però dipenderanno dalla Procura del Lussemburgo. «È un cambio di prospettiva rivoluzionario per l’organizzazione giudiziaria italiana», rileva Francesco Lo Voi, procuratore capo a Palermo ed ex membro di Eurojust. «Sono necessarie modifiche ordinamentali rilevanti. Ritengo inoltre che non potrà essere una riforma a costo zero perché i Pm europei avranno bisogno di personale e di risorse e dovranno avvalersi della polizia giudiziaria».
Sequestro dei beni e mandato d’arresto
Per facilitare il recupero dei crediti civili e commerciali transfrontalieri, il regolamento Ce 655/2014 ha introdotto una procedura (l’ordinanza europea di sequestro conservativo su conti bancari) che permette a un giudice di un Paese Ue di congelare il conto detenuto dal debitore in un altro Paese Ue (eccetto Danimarca e Regno Unito). È uno strumento rapido e incisivo soprattutto perché non prevede un’informazione preventiva al debitore, evitando così che utilizzi o occulti i fondi. La legge di delegazione dà al Governo sei mesi per adeguare le regole nazionali.
La legge prevede anche il rafforzamento del mandato d’arresto europeo. La disciplina attuale (legge 69/2005 ) andrà modificata trasformando in facoltativi alcuni motivi di rifiuto obbligatorio alla consegna del ricercato da parte delle autorità italiane. Fra questi, il caso in cui il mandato riguardi l’esecuzione di una pena per cittadini italiani che devono già scontarla in Italia. «È uno strumento che funziona molto bene» dice il procuratore di Napoli Giovanni Melillo.