CORRIERE DEL VENETO: Nei giorni scorsi il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha incontrato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha rilanciato il tema dell’autonomia delle Città metropolitane, nell’ambito della più ampia riforma avviata sulla base dell’articolo 116 della Costituzione. Un tema caro a Sala, che da tempo va sostenendo con forza che le città saranno il vero driver dello sviluppo industriale, sociale e culturale del futuro, ma che il governatore della Lombardia Attilio Fontana vede come fumo negli occhi, tentativi di annacquare la riforma invocata dalle Regioni e rinviarla sine die .
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, pure in prima linea nella battaglia per il rilancio delle Città metropolitane, ieri con il Corriere del Veneto ha condiviso le tesi del collega Sala («Ne avevo già parlato a mia volta col ministro Boccia») e rivendicato per Venezia il riconoscimento di «traino del Veneto».
Presidente Luca Zaia non si corre il rischio di un conflitto tra città e Regioni?
«Per quel che mi riguarda assolutamente no. Nei Paesi federalisti è tutto molto lineare, il modello che ho in testa è chiarissimo: l’autonomia vera, seria, conferisce ai territori nuove competenze e le risorse per metterle in pratica. Alla Regione vanno i poteri legislativi, ai Comuni, le Province e le Città metropolitane quelli amministrativi. I servizi si avvicinano ai cittadini, c’è più efficienza e tutti sono contenti. Certo io parlo per me, non so che pensi al riguardo il ministro Boccia…».
In che senso?
«Non vorrei che utilizzasse questo dibattito, legittimamente alimentato dai sindaci, per una sorta di divide et impera per affossare l’autonomia. Allo stesso tempo, spero che qualcuno non si presti, magari involontariamente, ad alimentare confusione, dando nuove frecce all’arco di chi non vuole cambiare niente».
Dove starebbe la confusione?
«La Costituzione è chiara e all’articolo 116, quello relativo all’autonomia differenziata, parla di Regioni, non di Comuni, Province o Città metropolitana. Lo dico anche a beneficio di quanti ci invitarono a trattare l’autonomia di Belluno ai tavoli per l’autonomia del Veneto: non si può fare e non lo dice Zaia ma autorevoli costituzionalisti».
Il tema l’ha introdotto lei: perché la Regione non ha dato l’autonomia alla Provincia di Belluno, come previsto dallo Statuto?
«Ho dimostrato in questi anni, con i fatti, di non essere un fautore del centralismo regionale e mi sono un po’ stancato di questo Fado bellunese per cui loro sono sempre bistrattati, dimenticati… per i Mondiali di sci del 2021 arriveranno 242 milioni, le Olimpiadi del 2026 porteranno un altro miliardo di investimenti e queste partite sono state giocate a Venezia, non a Belluno. Ciò detto, se Belluno, stretta tra due Province a statuto speciale, merita a sua volta la specialità, non è che le altre province siano da meno».
Autonomia per tutti, dunque?
«Per me sì, ciascuno per ciò che gli compete. Ma anche qui voglio essere chiaro: in questo momento siamo nel limbo, il che significa autonomia per nessuno. Non ce n’è per Belluno e non ce n’è per Venezia perché non ce n’è per il Veneto. È una questione di risorse: se non ci sono, non si possono avere le competenze. E noi al momento non le abbiamo, fine della storia».
Province e Città metropolitane dunque si mettano il cuore in pace.
«Anche per questo la battaglia per l’autonomia deve vederci tutti impegnati sullo stesso fronte. Ciò che potevamo dare loro, penso alla competenza sulle centraline idroelettriche a Belluno, lo abbiamo dato; su altre, come la salvaguardia della laguna o l’urbanistica a Venezia, sono pronto a discutere. Ma senza contrapposizioni e purché tutti siano in buona fede. C’è gente che fa polemica per avere dalla Regione competenze che sono dello Stato, eddai».
Il ministro Boccia le ha dato la fatidica lista con le criticità della bozza veneta?
«Sì ma non ci ho trovato nulla di nuovo. Sono i rilievi dei ministeri che già conoscevamo, conseguenza del confronto ai tavoli a Roma. Siamo in una fase dialettica, è normale sia così. Non ho mai visto i capponi preparare il pranzo di Natale e nei ministeri c’è chi tenta strenuamente di conservare la sua posizione di potere, piccola o grande che sia».
La legge quadro, che Boccia vuol far approvare dal parlamento per rassicurare il Sud e ridurre i contenziosi costituzionali, la convince?
«È un coniglio estratto dal cappello, voglio leggere il testo per giudicare. Spero solo non sia un modo per insabbiare tutto. Piuttosto ci dicano chiaramente di no, sarebbe più dignitoso».