Il governatore lombardo Attilio Fontana va all’attacco: «Se alla Lombardia non sarà concessa la competenza sulla scuola, la Regione è pronta a varare una legge. C’è una sentenza della Corte Costituzionale che dichiara che le Regioni possono organizzare una parte di questa materia», dice al Forum Ambrosetti, che si è chiuso ieri a Cernobbio. Parole che fanno infuriare il presidente della Campania, Vincenzo De Luca. «La regionalizzazione della scuola non si farà mai, non ci sarà mai una scuola di serie A e di serie B», contrattacca infiammando il panel moderato dal direttore del Corriere, Luciano Fontana, a cui partecipano anche i governatori di Emilia Romagna e Liguria, Stefano Bonaccini e Giovanni Toti.
Ma la sfida del governatore lombardo è indirizzata soprattutto al ministro Boccia, che dalla Puglia avverte: «La Costituzione va onorata. L’autonomia che ho in mente deve avere un collante, tenere per mano il Paese che è uno e crede fortemente nell’Europa; le sue autonomie sono un valore da difendere». Anche Toti è sul piede di guerra. «Noi andremo avanti», avverte riferendosi all’iter già avviato nel consiglio regionale ligure. «Se dovesse servire un referendum, saremmo pronti a farlo, ma se si possono risparmiare i soldi dei cittadini è meglio». Accanto alla scuola c’è anche la sanità a dividere. E se per difendere le sue sposizioni il Nord è pronto a scendere in piazza, per De Luca sull’autonomia è possibile «un’intesa ragionevole», solo «a patto di non toccare la scuola pubblica e la sanità pubblica e poi difendere le ragioni del Sud». Bonaccini prova a mediare: «Vogliamo un’autonomia che non aumenti il divario tra il Nord e il Sud. Io mi sento italiano prima che romagnolo. Noi non chiediamo un euro in più per le Regioni ma, come prevede la Costituzione, chiediamo solo di gestire maggiori competenze». «Nostri interlocutori saranno il presidente del Consiglio, che ha dichiarato il suo impegno formale, e sicuramente il ministro», insiste il governatore lombardo.
Boccia, a distanza, si dice disponibile: «La casa comune delle Regioni è il ministero, è a loro disposizione. Vorrei che la Conferenza Stato-Regioni lavorasse molto meno sulle leggi da impugnare. Voglio rassicurare Fontana: andrò da lui, da Toti, Zaia, Bonaccini. Dobbiamo improntare il rapporto su una collaborazione senza verità inconfutabili, non reagirò a provocazioni».
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