Michele Bocci, la Repubblica. Il ministro della Salute più di sinistra, almeno sulla carta, della storia della Repubblica è un politico puro. Roberto Speranza da Potenza a 14 anni era già nella Sinistra giovanile, poi è stato consigliere comunale, assessore, segretario regionale, parlamentare del Pd. Oggi, a 40 anni si trova a governare, unico rappresentante di Leu nell’esecutivo, con il partito dal quale è uscito nel 2017 per fondare Articolo 1-Mdp con altri che non condividevano la linea renziana. Dalemiano, è stato nominato al vertice dei Giovani democratici da Walter Veltroni, si è fortemente legato a Bersani. Nel 2012 l’allora segretario aveva scelto il “giovane” Speranza come coordinatore della sua campagna in risposta a Boschi, Bonafè e Biagiotti, le tre quasi coetanee volute nello stesso ruolo da Renzi alle primarie per il candidato premier del centrosinistra, poi vinte proprio da Bersani.
Speranza, oggi segretario di Articolo 1-Mdp, è stato eletto l’anno scorso con Leu in Toscana.
Speranza potrà subito dimostrare la sua linea politica, visto che il carattere pubblico del sistema sanitario ha bisogno in questa fase di essere difeso, partendo dall’incremento del fondo sanitario e dalla soluzione delle gravi carenze dei medici. Pochi soldi e pochi professionisti rischiano di aprire le porte ai privati che, dalle assicurazioni, sono pronti a guadagnare spazio. Proprio di finanziamento e di personale, oltre che dell’abolizione del superticket si parla in un disegno di legge che Speranza, del quale per il resto non sono note competenze sanitarie particolari, ha presentato nel 2018 alla commissione Affari sociali della Camera.