Si sono lasciati senza rancore, Sardegna e Veneto, per tre giorni al centro del «caso Domenico Mantoan», il direttore generale della Sanità nominato dalla giunta Zaia nel 2010 e che l’esecutivo guidato da Christian Solinas giovedì notte, con un blitz a sorpresa, ha scelto come commissario dell’Azienda per la tutela della Salute (Ats) «per un massimo di 60 giorni». Un atto azzardato, contrario alla legge per l’incompatibilità tra i due ruoli ma anche per l’assenza di richiesta formale scritta al Veneto da parte della Sardegna di poter ottenere la collaborazione di un dipendente di Palazzo Balbi con l’obiettivo di rimettere a posto la propria disastrosa situazione sanitaria. Il rifiuto del diretto interessato, appunto per motivi procedurali e giuridici, non ha però precluso la possibilità di una collaborazione tra le due Regioni. Ieri la giunta sarda ha fatto dietrofront, annullando «il provvedimento Mantoan» e nominando commissario Giorgio Steri, a capo del servizio d’Igiene dell’Usl di Cagliari. Da parte sua il Veneto è pronto ad aiutare la Sardegna a scrivere la riforma sanitaria, esportando il proprio modello.
«Confermo, ho sentito Solinas anche ieri via messaggio e lo incontrerò per esprimere la nostra disponibilità a collaborare a favore della sanità sarda — dichiara Zaia —. Daremo una mano con una forma di consulenza, troveremo un sistema. Ne hanno bisogno e poi vogliono mutuare le nostre best practice. Non sono arrabbiato per l’accaduto, Mantoan ha parlato con Solinas, che mi ha chiesto se avessi riserve su una collaborazione tra loro e io ho detto di no. Il manager sarebbe comunque rimasto in Veneto e avrebbe affrontato un commissariamento temporaneo in Sardegna, ma dal punto di vista giuridico i due ruoli non collimano, si rischia di inficiare i provvedimenti che verrebbero firmati dal dg (il pericolo sarebbe di vederli annullare tutti da un tribunale, ndr ). La giunta sarda ha approvato la delibera troppo velocemente — ammette Zaia — ma ciò non inficia la possibilità di aiutarla. I legami tra il Veneto e la Sardegna sono profondi e fraterni, a cominciare da Arborea, che è Comune veneto onorario avendo una forte presenza di discendenti dei coloni arrivati dalla nostra regione ai tempi delle bonifiche. Per quanto riguarda Mantoan — chiude il governatore — continuerà a fare il direttore generale della Sanità del Veneto».
Del resto sin dall’inizio sia il presidente che il manager avevano prospettato solo una consulenza esterna a Solinas, segretario del Partito Sardo d’Azione e alleato della Lega, che ha ereditato dalla precedente amministrazione Pd la fusione di 8 Usl nella sola Ats. Azienda monstre con 16mila dipendenti, uffici sparsi in tutta l’isola e nessun collegamento col territorio. La ricetta suggerita dal Veneto è di creare un’Usl ogni 400mila abitanti, quindi quattro, a Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano, e di trasformare l’Ats in Azienda Zero, il cervello amministrativo. Un riordino che metterebbe sei persone al governo della sanità: il direttore generale in Regione e i dg di Azienda Zero e delle 4 Usl, questi ultimi possibilmente scelti tra dirigenti locali, in grado di riaprire il dialogo col territorio.
Solinas aveva contattato Mantoan la settimana scorsa, attraverso un amico che fa parte del Consiglio di Stato e che gli ha illustrato la situazione preoccupante in cui versa la sanità sarda. Il governatore e il dg si erano incontrati a Roma ed era nata l’idea di una collaborazione. Da lì i fatti ormai noti e il sospetto di una «crisi» tra il presidente veneto e il suo responsabile di Sanità e Sociale, ieri però smentita da Zaia. Quanto a Mantoan, il suo contratto scade sei mesi dopo le elezioni regionali del 2020, al momento dell’insediamento del nuovo esecutivo di Palazzo Balbi. Per andarsene prima di allora avrebbe bisogno del via libera della giunta Zaia, che l’ha nominato con contratto fiduciario su proposta del governatore e che tale nullaosta lo aveva già concesso nel 2015, battezzandolo anche commissario dell’Istituto oncologico veneto. Oppure dovrebbe dare le dimissioni, opzione che non considera nemmeno. Vero è che lo stanno corteggiando diverse Regioni, soprattutto a guida centrodestra come Friuli e Piemonte, ma un posto per lui ci sarebbe anche al ministero della Salute.
Del resto il Veneto ha «ceduto» diversi top manager della sanità al resto d’Italia: nel 2008 Gino Redigolo andò a sistemare, da commissario, i conti dell’Abruzzo; ora Valerio Alberti è dg all’Asl 1 di Torino, città che prima di lui ha visto a capo dell’ospedale «Le Molinette» Angelo Del Favero, dal 2014 allo scorso marzo direttore generale dell’Istituto superiore di Sanità; Claudio Dario è direttore sanitario a Trento; Adriano Marcolongo è stato appena nominato dg dell’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma; Giancarlo Ruscitti, predecessore di Mantoan, dopo aver ricoperto lo stesso incarico in Puglia è diventato dg di Salute e Sociale a Trento.
Il Corriere del Veneto