Un pacchetto di regole che d’ora in poi lascerà poco spazio all’improvvisazione dopo la deregulation che negli anni aveva portato alla fuga delle assicurazioni dalla sanità e a un far west affidato alle aule tribunale. Il rapporto sinistri/premi è stato a lungo di 150:100, mentre i costi della medicina difensiva superano ancora oggi i 10 miliardi di euro. «La legge 24 del 2017 è intervenuta in questo quadro confuso – spiega Federico Gelli, “padre” del provvedimento che partecipa al tavolo tecnico presso il Mise dove si stanno definendo i decreti -. Con le nuove regole i cittadini avranno più garanzie che il nostro servizio sanitario quando sbaglia paga, perché è solvibile e perché in tempi rapidi si potrà essere risarciti grazie alla trasparenza del meccanismo assicurativo». Non solo: la legge Gelli adotta per la prima volta in sanità il sistema Rc auto, che consente al paziente danneggiato l’azione diretta e cioè di ottenere il risarcimento dalla stessa compagnia assicurativa, che poi potrà rivalersi sul professionista.
Quanto alle strutture sanitarie, possono scegliere tra la polizza classica e l’auto ritenzione (autoassicurazione) del rischio, integrale o “mista”. In quest’ultimo caso la polizza stipulata con una compagnia interverrà solo al di sopra di un determinato tetto di risarcimento. Certo è che asl e ospedali non potranno più improvvisare perché per l’autoassicurazione il decreto fissa paletti ben precisi: per poter gestire in proprio i sinistri i vertici dell’ospedale dovranno attivare un centro di gestione unitario del rischio incaricato di costituire un «fondo rischi». Cioè – si legge nella bozza di decreto – una «riserva specifica a copertura dei rischi individuabili al termine dell’esercizio e che possono dar luogo a richieste di risarcimento». Di più: un «fondo riserva sinistri» farà fronte alle «richieste di risarcimento presentate nel corso dell’esercizio o in quelli precedenti, relative a sinistri denunciati e non ancora pagati».
«Il decreto richiede ad asl e ospedali di dotarsi finalmente di una ”scatola nera” che contribuirà a rendere più sicuro il sistema nel suo complesso», spiega l’avvocato Maurizio Hazan, coordinatore tecnico dei lavori. «Per poter auto-ritenere il rischio e in generale per gestirlo le strutture dovranno creare funzioni specializzate come il risk manager, l’attuario, il medico legale e il legale. Davanti a un modello evoluto, impostato su una mappatura chiara dei dati su sinistri ed eventi sentinella, ci si aspetta che le compagnie tornino a ripopolare il mercato».
Per i pazienti danneggiati le novità si tradurranno in maggiori chance di reintegro. Per tutti, in un abbassamento del rischio-danni. «Le scelte sul modello di polizza così come sui meccanismi auto-assicurativi sono improcrastinabili – avvisa il presidente Fiaso, la Federazione di asl e ospedali, Francesco Ripa di Meana – e ci offriranno più opzioni per la tutela del rischio, avvicinando il mondo delle assicurazioni alla sanità. Anche se il passo avanti decisivo sarà ottenere tabelle per il risarcimento che a differenza di quanto accade oggi tengano conto della sostenibilità del sistema evitando di mettere a rischio il diritto alla salute di tutti per indennizzi esorbitanti di pochi».
Intanto, a vantaggio delle assicurazioni i decreti fissano i massimali di risarcimento. Che si attestano sui 4 milioni di euro per sinistro e sui 12 milioni di aggregato annuo per compagnia per i danni più gravi, come quelli da parto.
Barbara Gobbi