Sono passati dalle parole ai fatti. L’associazione dei medici dirigenti Anaao Assomed ha denunciato agli ispettorati del lavoro, ai comandi dei carabinieri del Nas e alla Corte dei Conti di Venezia la nuova prassi adottata dalle Usl del Veneto. Trentasei denunce relative ad altrettanti presunti illeciti contratti, utilizzati per reclutare nei reparti di pronto soccorso delle strutture pubbliche territoriali i medici delle cooperative e i medici «a ore», con l’obiettivo di tamponare l’emergenza provocata dall’assenza di medici ospedalieri.
Da settimane l’associazione dei medici accusa le Usl di aver avviato un procedimento pericoloso che rischia di avere ripercussioni sulla salute e la sicurezza dei cittadini. Come si è arrivati fin qui? Le Usl dovrebbero garantire la copertura dei medici ospedalieri grazie alle assunzioni per concorso, concorsi a cui può però partecipare solo chi ha completato la specializzazione, che dura 5 anni. Ma le borse di studio per accedere alle specializzazioni sono sempre meno, ne consegue che anche i medici che possono partecipare alle selezioni sono in calo. In Veneto mancano all’appello poco meno di 1.300 dottori: servono medici specializzati in medicina d’urgenza, pediatri, ginecologi, ortopedici, anestesisti. La colpa di chi è? Lo Stato dovrebbe allargare la piattaforma di accesso alla specializzazione, ma mentre si cerca di porre rimedio (i governatori, dopo aver inutilmente atteso una convocazione dal ministero della Salute, hanno deciso di riunirsi autonomamente oggi in Conferenza delle Regioni per discutere del problema), all’Usl resta il problema di trovare i medici da inserire, per esempio, nei pronto soccorso e nei pronto soccorso pediatrici, i reparti più sguarniti almeno nella nostra regione. Se non si fa nulla si rischia il caos, o l’interruzione di pubblico servizio, che è lo spauracchio (tutt’altro che ipotetico) sbandierato dalle Usl quando salta fuori il problema dei medici in affitto. Se invece si fa qualcosa bisogna lavorare sullo scivoloso limite concesso dal regolamento, affidando il lavoro ad altri dottori, magari con meno esperienza, in parziale deroga alle garanzie che invece prevede un concorso pubblico.
Secondo il sindacato dei medici i limiti sarebbero stati superati cadendo nell’illecito. «Ci sono due ordini di fattori che vanno opportunamente indagati – spiega Mirko Schipilliti, segretario aziendale di Anaao Assomed della Usl 6 Euganea – il ciclo lavorativo del medico della coop non può essere controllato dalla Usl, nel senso che un medico che deve coprire il turno di notte dovrebbe aver riposato di giorno, cosa che non è controllabile. E poi c’è la professionalità e la competenza garantita da chi ha completato la specializzazione». Nei pronto soccorso la criticità legata alla mancata esperienza mostrerebbe tutti i suoi pericolosi punti deboli. «Mettiamo che i codici verdi e bianchi, ossia le emergenze meno gravi, vengano gestite da personale più giovane o non specializzato – spiega Schipilliti – un medico sa bene che il codice bianco o verde può nascondere un’insidia che può anche portare a patologie gravi, ci sono sintomi che possono essere dei veri e propri tranelli – aggiunge – un paziente che giunge in ospedale deve sapere chi ha davanti».
Dal canto suo la posizione dell’Usl è chiara ed è stata ribadita in più occasioni: o così o si rischia la paralisi. Il caso finirà sul tavolo della Corte dei Conti e saranno proprio i magistrati contabili a stabilire se le risorse pubbliche possano essere utilizzate per far lavorare medici in deroga ai concorsi pubblici. Restano altri nodi da sciogliere, come quello delle assicurazioni, lo stipendio dei dottori appaltati, ma in questo la Usl è in grado di tutelarsi per non incorrere in lunghe trafile giudiziarie. Intanto la querelle è giunta anche in Regione. Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità e alle Politiche sociali, commenta: «Che Anaao segua la sua strada. Per noi la chiusura di reparti e servizi per carenza di medici non è mai stata e non è all’ordine del giorno. Questa è una situazione emergenziale: stiamo utilizzando tutto ciò che è possibile utilizzare per preservare i servizi, ma ciò che le Usl stanno mettendo in campo è fatto sempre mettendo al primo posto la sicurezza dei cittadini».
Corriere Veneto