I direttori generali e la Regione l’hanno definita l’extrema ratio. «Medici non ce n’è. O chiudiamo i reparti o prendiamo specialisti da fuori, tramite cooperative private». Ed ecco che nei Pronto soccorso degli ospedali e nei 118 del Veneto si stanno moltiplicando i dottori in affitto. A Treviso sono una cinquantina, solo nel comparto emergenza, con un monte di 438 ore a settimana (aumentabili). A fornire il servizio la cooperativa trevigiana Castel Monte. Volendo a tutti i costi fare moderni si direbbe outsourcing, una volta si parlava di esternalizzazione dei servizi.
Ecco, l’Anaao Assomed, organizzazione sindacale di camici bianchi, ha deciso di veder chiaro su questi contratti. Cosa ha visto? «Sono illegittimi», sentenzia Adriano Benazzato«Sono illegittimi», sentenzia Adriano Benazzato. Ed ecco che ieri sono partiti gli esposti, indirizzati all’ispettorato del Lavoro, alla Corte dei Conti e ai carabinieri del Nas. La prima a finire nel mirino è l’Usl numero 6, a Padova, che ha acquistato dalla coop Castel Monte il servizio «avente ad oggetto la somministrazione di servizi sanitari, nello specifico l’attività di urgenza ed emergenza relative al Suem 118 per i codici rossi; l’attività di assistenza ai pazienti con codice bianco e verde nei periodi di stazionamento al Pronto soccorso». La prossima azienda sanitaria a essere oggetto degli esposti sarà la numero 2, Marca trevigiana. Secondo Benazzato e l’Anaao il contratto «non ha ad oggetto alcun servizio, bensì la somministrazione di manodopera di personale, che svolge una mera attività di ausilio collaborativo nello svolgimento delle attività sanitarie dell’azienda sanitaria in questione».
Contratti illegittimi
In altre parole l’Usl con un appalto di servizi si sarebbe procacciata del personale medico. «Una Usl non può fare questo tipo di contratto», attacca Benazzato, «preposte a questo tipo di operazioni ci sono le Agenzie per il Lavoro iscritte nell’apposito albo del ministero». Nell’esposto Benazzato parla di «spesa ingiustificata e illegittima», aggiunge che dietro quest’operazione si cela «una errata e insufficiente organizzazione del Pronto soccorso». Poi la stoccata finale: «Corre obbligo di evidenziare, da ultimo, come il ricorso a siffatto strumento giuslavoristico, camuffato da appalto di servizi e, dunque, elusivo del principio di buon andamento della pubblica amministrazione di cui all’articolo 97 della Costituzione nella sua declinazione a garanzia dell’accesso mediante concorso, incida sul rischio clinico perché consente a neo-laureati non specializzati nella materia specifica o, agli ultimi due anni di specialità, di trattare i codici bianchi e verdi, ossia quei codici che, secondo una visione fuorviante, vengono considerati minori, poiché è proprio tra questi che, spesso, si annidano le insidie e i casi clinici più delicati e di complessa interpretazione per il medico di Pronto Soccorso, oltre a generare il maggior numero di sinistri».
«Medici inadeguati»
Ed ecco che per Benazzato non si tratta solo una questione di forma, ma di sostanza. Secondo il medico padovano, segretario regionale Anaao, i medici assunti tramite cooperative «non hanno una preparazione adeguata al ruolo che svolgono nei nostri ospedali». Alla fine dei conti insomma, a rimetterci sarebbe sempre il paziente. «Il ricorso ai cosiddetti medici in affitto», continua Benazzato, «che spesso non sono specializzati, riduce in modo significativo la sicurezza organizzativa delle strutture sanitarie e quindi anche la sicurezza e la qualità delle cure erogate. E questo è dovuto, non tanto alla preparazione teorica di questi colleghi che può anche essere di buon livello, quanto alla loro limitata esperienza clinica ed al fatto che vengono immediatamente messi ad operare in contesti che non conoscono. In alcuni Pronto Soccorso della regione, i medici in affitto non sono utilizzati per le guardie notturne e festive per il timore degli stessi Direttori delle unità operative complesse che si possano verificare più facilmente l’errore umano». Anaao procederà, in maniera chirurgica, a denunciare tutte le Usl venete che hanno adottato questo tipo di soluzioni per ovviare alla carenza di personale.