Non è un’eccezione la scelta obbligata dell’Usl 6 Euganea di dare in appalto alla cooperativa «Castel Monte» di Montebelluna, dal 15 giugno al 31 agosto, i Pronto Soccorso di Cittadella e Piove di Sacco, causa l’impossibilità di trovare i 15 medici mancanti. La drammatica carenza di specialisti dell’urgenza-emergenza sta implementando tra le aziende sanitarie venete il ricorso all’esternalizzazione, anche temporanea o parziale, non solo dei Pronto Soccorso ma pure del Suem 118.
L’Usl 9 Scaligera ha affidato a una ditta privata, per l’estate, il Punto di primo soccorso di Malcesine, che con i turisti registra un aumento di accessi. L’Usl 3 Serenissima ha fatto lo stesso con il Punto di primo intervento estivo del Lido di Venezia, così come l’Usl 4 Veneto orientale ha dato in appalto proprio alla «Castel Monte» i Punti di primo intervento di Bibione e Caorle. L’Usl 5 Polesana ha esternalizzato il Suem 118 di Adria e Trecenta e ha sottoscritto un contratto con un’altra cooperativa che fornisce i medici del Pronto Soccorso di Rovigo. L’Usl 7 Pedemontana per l’ospedale di Santorso si è appoggiata a una coop che garantisce al Suem i medici di ambulanza dalle 20 alle 8 e ha affidato il servizio notturno del Pronto Soccorso alla «Castel Monte», che dal primo luglio gestisce pure il Pronto Soccorso di Conegliano e l’auto medica di Soligo (Usl 2 Marca Trevigiana). A San Bonifacio si programma il ricorso a «dottori in affitto» per la Rianimazione.
Spiega Bortolo Simoni, commissario dell’Usl Pedemontana: «Nonostante la continua ripetizione dei concorsi, non riusciamo a trovare specialisti dell’urgenza-emergenza per l’ospedale di Santorso, che al Pronto Soccorso dovrebbe avere 22 medici, più il primario, e invece si ferma a 11. Le cooperative ci forniscono specialisti e neolaureati, che per il Suem hanno seguito un corso di formazione e per il Pronto Soccorso seguono i codici bianchi. Quando — aggiunge Simoni — nonostante tutto, resta scoperto qualche turno tra le 8 e le 24, ricorriamo a pensionati, a liberi professionisti a gettone e alla libera professione d’azienda. Cioè a dipendenti di discipline equipollenti, come geriatri, internisti, cardiologi, chirurghi e nefrologi, ai quali compriamo qualche ora in più da fare al Pronto Soccorso».
Vive gli stessi problemi Antonio Compostella, dg dell’Usl Polesana: «Al Pronto Soccorso di Rovigo invece di 15 camici bianchi ne abbiamo 5, sufficienti a coprire le 24 ore. Ormai tutte le aziende sanitarie sono sulla stessa barca, specialisti ai concorsi non se ne presentano e quindi o chiudiamo i reparti o dobbiamo ricorrere alle coop, che forniscono liberi professionisti o neolaureati formati affidabili e residenti in Veneto». L’Anaao (ospedalieri) lancia l’allarme sulla qualità del servizio affidato ad esterni e Claudio Sinigaglia (Pd), componente della commissione regionale Sanità, chiede alla giunta Zaia «un monitoraggio e un controllo totale dell’attività svolta dalle cooperative». «Se non ci sono le condizioni per un servizio all’altezza, si interrompa subito l’esperienza — aggiunge Sinigaglia —. Questa deriva privatistica dev’essere fermata, siamo molto preoccupati». «Capisco i dubbi che stanno emergendo — replica Matteo Zanella, direttore sanitario della «Castel Monte» — ma va chiarito che noi forniamo un servizio di supporto e non sostitutivo del Sistema sanitario pubblico. I medici a contratto con noi sono liberi professionisti che hanno scelto, per motivi di orario, economici e di qualità della vita, di non lavorare come dipendenti o di lasciare il posto fisso in ospedale. Hanno tutti i requisiti e i titoli richiesti dalle Usl nei bandi di gara e imposti dalla Regione, che comunque noi verifichiamo. Fare i furbi non conviene, perchè poi non si lavora più e le richieste delle Usl sono in aumento».
Il Corriere del Veneto