Lo ha fatto con quel misto di pacatezza e prudenza che è propria di un banchiere centrale. Ma nonostante non sia venuto meno al suo ruolo istituzionale, il governatore Ignazio Visco non ha nascosto — ancora una volta, dopo la relazione in Bankitalia dell’altro giorno — tutte le sue preoccupazioni. Lo ha ribadito nella giornata conclusiva del Festival dell’economia di Trento: Visco è preoccupato per la tenuta dei conti pubblici, per le scelte del governo, per riforme che — pur non dicendolo esplicitamente — ha fatto capire considera improvvisate. E proprio per questo pericolose se non rispettano la traiettoria di rientro del debito. Così si potrebbe «creare uno stato di volatilità sui mercati finanziari inaccettabile». Visco non si è limitato a questo: ha consigliato di non avventurarsi nell’introduzione di una flat tax «senza una riforma organica di tutto il sistema delle regole fiscali» e ha bocciato senza mezzi termini il minibot. «Sono sempre debito, non sono di certo una soluzione al nostro problema di finanze pubbliche».
Il riferimento al possibile giudizio dei mercati finanziari non è stato casuale. Non poteva esserlo: la preoccupazione del governatore della Banca d’Italia era tutta rivolta alla riapertura di oggi, dopo il pasticciaccio della risposta alla lettera della Ue. Un documento che — come anticipato da Re pubblica — non ha soddisfatto la Commissione Ue, che starebbe vicina a far partire la procedura di infrazione dei confronti dell’Italia. Il che non è certo il massimo per affrontare il giudizio degli investitori dopo la bocciatura di venerdì scorso, quando lo spread è volato fino a quota 295, con i rendimenti dei titoli a 5 anni superiori persino a quelli greci. Nonostante il ministro dell’Economia Giovanni Tria si sia detto contrario a «cercare lo scontro con la Commissione europea» — augurandosi che «anche a Bruxelles nessuno voglia aprire uno scontro con l’Italia» e fiducioso di riuscire «a spiegare come le nostre posizioni siano ragionevoli» — all’orizzonte si addensano nuvole minacciose. Hanno la forma del commissario agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici. Parlando ai microfoni di France Inter ha confermato che l’appuntamento decisivo sarà mercoledì, quando «la Commissione farà le sue proposte all’Italia». Per poi aggiungere non proprio conciliante: «Ci sono delle regole da rispettare: se non avviene bisognerà che la Commissione e gli Stati si assumano le loro responsabilità. L’Europa è una comproprietà, ci sono regole che tutti osservano, non ci può essere nemmeno uno che se ne disinteressi ». E dopo aver ricordato che nel suo ruolo a Bruxelles non ha mai sanzionato nessuno, ha lasciato la porta aperta: «La mia parola d’ordine è dialogo, dialogo, dialogo».
Il tema delle regole, del resto, è stato anche al centro dell’intervento di Visco. Pur cercando di difendere l’Italia che «all’estero viene vista come una cicala dai paesi nordici, smentiti dal dato sul risparmio privato dei cittadini», il Governatore ha lanciato il suo allarme per la settimana che si apre: «Sarà fondamentale far capire che non prendiamo iniziative che possono compromettere quella traiettoria di rientro del debito che è necessaria per restare al 130 per cento, limite che è sostenibile. Perché il debito in scadenza va finanziato e non possiamo permetterci una volatilità così forte che andrebbe a riflettersi sui bilanci di tutti, famiglie, imprese e banche».
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