La Lega, alle Europee, è il primo partito con il 34,4 per cento. Il Pd (23,3%) sorpassa i Cinquestelle, precipitati al 16,5 secondo i dati del Viminale, quando, alle 5 del mattino, sono state scrutinate poco più di 50mila sezioni su 61mila. In chiave governo siamo di fronte a rapporti di forza rovesciati rispetto a un anno fa, quando alle politiche, la Lega si fermò al 17% e l’M5S volò al 32. Le due forze che governano l’Italia superano ancora il 50%, ma dopo questo esito tutto è destinato a cambiare. Ci sarà ora il ribaltone a palazzo Chigi? La Lega smentisce. «Con Di Maio al lavoro per il bene dell’Italia», ha detto Salvini nel cuore della notte. Ma di certo gli equilibri sono mutati.
L’altro dato è che il centrodestra cresce potentemente. Forza Italia soffre al 8,4 per cento, ma Fratelli d’Italia vola al 6,4. Sommati alla Lega arrivano al 48 per cento, vicini alla maggioranza assoluta. Ma anche Lega e Fratelli d’Italia, i due partiti sovranisti, insieme fanno quasi il 40 per cento, e potrebbero avere i numeri, se si andasse al voto, per puntare alla maggioranza nel Parlamento italiano. La Sinistra è ferma all’1,7. Più Europa al 3,1: un punto sotto la soglia per entrare nel Parlamento europeo, che è del 4 per cento.
Il vincitore è naturalmente Matteo Salvini. Che ha subito twitttato: «Una sola parola: Grazie Italia», scritto su un foglio di carta a mano, scritto nel suo ufficio di via Bellerio. Alle Europee del 2014 la Lega si fermò al 6 per cento. «Siamo il primo partito, è un risultato storico» ha commentato il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari a Porta a Porta. «Non abbiamo intenzione di usare questo risultato per mettere in crisi il governo. Anzi, insieme M5s e Lega siamo oltre il 50%. Certo, il nostro risultato ci dà più forza per mettere al centro i nostri temi: dalle infrastrutture alla flat tax». È però probabile, che al netto delle prudenze notturne, Salvini passerà all’incasso. E considerato il crollo dei Cinquestelle si potrebbe aprire la crisi di governo. I leghisti chiederanno un rimpasto, (più ministri del Carroccio) o addirittura un nuovo premier, al posto di Giuseppe Conte, da tempo nel mirino? O si andrà al voto a settembre?
Per i Cinquestelle la sconfitta è pesantissima. Di Maio si è congratulato con Salvini con una telefonata cordiale. Ma il divario con la Lega è nettissimo. Dal 4 marzo hanno collezionato solo sconfitte. Fanno peggio del 2014, quando si fermarono al 21,1. Per il capo politico è anche un rovescio personale. Che aprirà la discussione sulla sua leadership. «Siamo stati penalizzati dall’astensione, soprattutto al Sud, ma ora testa bassa e lavorare, restiamo comunque l’ago della bilancia» è stato il commento di Di Maio. L’M5s ha il 30 per cento al Sud, ma precipita al 10 al Nord.
Per il Pd è un buon risultato. Probabilmente oltre le attese. «Prima delle primarie, a febbraio, eravamo al 16 per cento», ha detto Paola De Micheli, vicesegretario dem. «Abbiamo invertito la tendenza». Chi aveva votato M5S è tornato a votare Pd, complice anche l’assorbimento di Leu. Il trauma del 4 marzo, quando i dem precipitarono al 18 per cento, sembra in parte superato. «Il Pd c’è, è in campo, è la forza sulla quale costruire l’alternativa», ha detto l’altro vicesegretario del Pd, Andrea Orlando. Una foto, diffusa dal suo staff, mostrava Zingaretti sorridente al Nazareno quando sono state diffuse le prime proiezioni.
Insomma, Salvini può esultare. In un anno ha fatto il miracolo, guadagnando il 15 per cento dei voti, anche se è meno rispetto al 37 certificato dai sondaggi ancora un mese fa: segno che il caso Siri ha avuto il suo peso. Resta alto il dato dell’astensionismo. Un italiano su due non ha votato. L’affluenza si è fermata al 56,1%, due punti in meno di cinque anni fa
Repubblica