Cinquecentomila dipendenti pubblici in pensione nei prossimi anni che potranno essere interamente sostituiti grazie allo sblocco del turn over: una grande opportunità di rinnovamento per una Pubblica Amministrazione che, calcola un’indagine presentata ieri mattina in apertura al Forum Pa, ha un’età media del personale di 50,6 anni, con un 16,4% di over 60 e una percentuale minima, appena il 2,8%, di under 30. La metà delle uscite, conferma il ministro della Pa Giulia Bongiorno, sarà proprio quest’anno: 250.000 dipendenti che saranno sostituiti, spiega, anche attraverso concorsi su base regionale, per «fermare le migrazioni interne» ed equilibrare la distribuzione del personale.
Eppure per i sindacati i conti non tornano, e quella che sulla carta sembra la grande occasione attesa da tempo per avere una Pubblica Amministrazione più moderna e qualificata, nella valutazione di Fp Cgil, Cisl e Uil potrebbe trasformarsi in uno svuotamento di massa di uffici che svolgono funzioni delicate. Il problema è che non sono state poste le basi, spiega Serena Sorrentino, segretaria della Fp Cgil, per una tempestiva sostituzione: «Ai 500.000 bisogna aggiungere circa 146.000 dipendenti che andranno via con quota 100. Il ministero non ha fatto alcuna pianificazione, i concorsi non sono stati ancora banditi, le prime assunzioni, se tutto va bene, partiranno nel 2020. E assumere su base regionale significa bloccare le carriere, e soprattutto applicare un principio di secessione concorsuale: le pubbliche amministrazioni dovrebbero dialogare, non essere divise da steccati regionali». Già quest’anno, osserva Maurizio Petriccioli, segretario della Fp Cisl, senza attendere tutti i pensionamenti previsti, «rischiamo di avere corsie degli ospedali vuote, meno agenti di polizia nelle strade e un aumento insostenibile dei tempi di erogazione dei servizi previdenziali. Siamo a rischio collasso della tenuta dei servizi pubblici». E non si tratta solo dei concorsi: anche i contratti sono fermi, ricorda il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo: «I rinnovi contrattuali del triennio già in corso non possono assolutamente passare in secondo piano, non sono più procrastinabili ulteriori rinvii, vanno avviate le trattative al più presto ». Dai primi calcoli dei sindacati, peraltro, le risorse stanziate non sono sufficienti a garantire l’aumento medio di 85 euro assicurato con gli accordi precedenti. L’8 giugno Cgil Cisl e Uil scenderanno in piazza con una manifestazione unitaria nazionale per chiedere proprio il rinnovo dei contratti e un piano straordinario di assunzioni. Del resto l’esigenza di una rapida sostituzione dei dipendenti che andranno in pensione nei prossimi mesi non sfugge neanche al ministro Bongiorno, che al Forum Pa ha annunciato un disegno di legge per la creazione di un corso «che permetta al ragazzo che studia all’università, alla fine del suo percorso, di poter fare un concorso direttamente nella Pa». Un percorso accelerato anche perché, ha aggiunto il ministro, «non è possibile che si entri nella Pa solo a 35 anni». Ma a llora perché sono state soppresse le graduatorie degli idonei, contestano i sindacati? «La Costituzione prevede il concorso, non si può ipotizzare un passaggio diretto dall’università. – obietta Sorrentino – Mentre gli idonei, anche quelli delle vecchie graduatorie, sono vincitori di concorsi banditi utilizzando risorse pubbliche»
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