Assemblea congiunta, stamani, dei dipendenti delle aziende sanitarie del Veneto. Per i sindacati “il netto impoverimento delle retribuzioni dei dipendenti del Ssr”, la creazione di “un clima lavorativo spesso ‘da caserma’” e “la decisione scandalosa della Regione Veneto di ricorrere alla Consulta contro l’incremento del 3,48% della massa salariale” sono “gli esempi più eclatanti di una premeditata e continua azione contro i propri dipendenti”.
DA QUOTIDIANO SANITA. L’assemblea congiunta dei dipendenti delle aziende sanitarie del Veneto (dirigenti medici e veterinari, dirigenti sanitari, tecnici ed amministrativi e personale del comparto) si è riunita stamani per denunciare “l’errata e colpevole politica del personale attuata dalle Regioni, in particolare dalla Regione Veneto, nei riguardi dei dipendenti del Ssr” e ha deciso di dare mandato alle organizzazioni sindacali di indire lo stato di agitazione, di denunciare la situazione agli ordini professionali e di segnalare “la pericolosità della attuale situazione” anche alla popolazione veneta.
Lo riferisce una nota di fine assemblea diramata dall’Intersindacale Dirigenza Medica e Sanitaria e Comparto della Regione Veneto (Anaao Assomed – Federazione Cimo-Fesmed – Aaroi-Emac – Fassid [Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr] – Fp Cgil Medici E Dirigenti Ssn – Fvm – Uil Fpl Coordinamento Nazionale Delle Aree Contrattuali Medica, Veterinaria Sanitaria -Anpo-Ascoti-Fials-Medici – Fp Cgil Veneto – Uil Veneto).
In particolare, nel corso dell’assemblea i lavoratori hanno voluto evidenziare, come riporta la nota dell’intersindacale, “il voluto disinteresse della Regione nei riguardi dell’enorme problema creato dall’invecchiamento del personale sanitario, con i massicci pensionamenti degli ultimi anni, e nei riguardi dell’errata programmazione della formazione specialistica dei Dirigenti del Ruolo Sanitario con il risultato di una elevata carenza di specialisti, e quindi l’impossibilità di compensare il turnover. L’interesse manifestato negli ultimi mesi, quando la patologia del SSR determinata da tali carenze è ormai divenuta gravissima, non assolve la Regione da questa grave omissione”. De resto, evidenziano i sindacati, “se medici e personale sanitario si comportassero così nei riguardi dei pazienti che assistono, ignorando sintomi e segni evidenti di patologia, intervenendo solamente quando la situazione è molto grave e pericolosa, sarebbero denunciati per colpevole omissione”.
Si evidenzia inoltre “il disinteresse della Regione Veneto e dei suoi organismi di controllo nei riguardi delle sempre più frequenti omissioni ed errate attuazioni di norme contrattuali a danno dei dipendenti, da parte delle aziende sanitarie. Tutto questo è stato attuato con il chiaro obiettivo di fare cassa e coprire i disavanzi aziendali conseguenti ad una errata gestione delle aziende ed è perdurato nel tempo, malgrado le ripetute segnalazioni fatte dalle OO.SS. alla Regione ed il preoccupante aumento dei contenziosi legali. Questo comportamento è frutto di un colpevole disinteresse o di un pericoloso disegno politico avverso ai dipendenti? La conseguenza di tutto ciò è stato un netto impoverimento delle retribuzioni dei dipendenti del SSR, tale da far scivolare nel merito il Veneto verso gli ultimi posti tra le Regioni”.
Anche a causa di tutto questo è nato, all’interno delle aziende, un clima lavorativo che i sindacati definiscono “spesso ‘da caserma’, sempre più oppressivo”. In pratica, “all’interno delle linee di comando, negli ospedali e nei reparti, i rapporti sono diventati sempre più autoritari, a volte vessatori ed in certi casi seguiti da comportamenti minacciosi. Spesso si è cercato di reprimere il dissenso degli operatori sanitari nei riguardi di scelte errate e/o pericolose con il ricorso intimidatorio a procedimenti disciplinari”.
A questo si aggiunge “la decisione scandalosa della Regione Veneto di ricorrere alla Corte Costituzionale contro l’incremento del 3,48% della massa salariale (previsto per il rinnovo del CCNL della Dirigenza del Ruolo Sanitario e sancito per legge nazionale) con il preciso intento di fare cassa a scapito dei dipendenti e di ricattare il Governo al fine di conseguire un ulteriore aumento del FSN, malgrado quello in atto fosse stato già accettato dalla Conferenza Stato Regioni. Questo atteggiamento cinico e totalmente avverso ai dipendenti – accusano i sindacati – è stato la causa più importante del ritardo di circa un anno delle trattative per il rinnovo del CCNL della dirigenza del Ruolo Sanitario e della crescente disaffezione di tali dipendenti, disposti anche a lasciare il SSN per migrare al privato o all’estero pur di non subire più tale clima. Solamente ora vi è un apparente risveglio delle Regioni, compreso il Veneto, per il rinnovo del contratto, costretti dalla sentenza avversa della Corte Costituzionale al ricorso della Regione Veneto”.
Per i lavoratori della sanità veneta “questi sono gli esempi più eclatanti di una premeditata e continua azione delle Regioni, in particolare del Veneto, contro i propri dipendenti, colpevoli di aver tenuto in piedi il SSN e quello regionale, malgrado le ‘picconate’, più o meno nascoste del mondo politico, miranti a favorire la progressiva privatizzazione del ‘diritto alla salute’”.
“I dipendenti del SSR (dirigenti medici e veterinari, dirigenti sanitari, tecnici, amministrativi e personale del comparto) – si legge nella nota di fine assemblea – stigmatizzano e condannano questo comportamento politico della Regione e delle aziende fortemente avverso al proprio personale sanitario. Dichiarano di non essere più disposti ad accettare tali comportamenti vessatori ed il perdurare di scelte programmatorie ed organizzative regionali ed aziendali pericolose ed incoscienti nei riguardi della salute pubblica” e “declinano qualsiasi responsabilità conseguenti al perdurare, da parte dei vertici regionali ed aziendali, di tali comportamenti”, che i sindacati si preparano a contrastare con forza.
03 maggio 2019