Inizia a definirsi il percorso che, sulla base dell’articolo 116 della Costituzione, porterà Lombardia, Veneto ed Emilia-romagna ad ottenere più autonomia con la competenza esclusiva su diverse materie. Predono forma le prime bozze di accordo tra Regioni interessate e Governo che, secondo quanto annunciato lo scorso dicembre dal premier Giuseppe Conte, già in questo mese di febbraio dovrebbe culminare in un disegno di legge. Quest’ultimo, secondo il dettato costituzionale, per passare dovrà ottenere la maggioranza assoluta dei componenti di Camera e Senato.
Tra le materie interessate c’è la sanità. Secondo quanto riportato in alcune recenti bozze di proposte avanzate dalle Regioni che abbiamo potuto visionare, possiamo dire che tali richieste spaziano dalla possibilità di superare il tetto di spesa per il personale sanitario all’attivazione di percorsi ad hoc per le specializzazioni mediche, fino alla gestione dei ticket e delle politiche del farmaco ed dei fondi integrativi regionali.
Analizziamo di seguito nel dettaglio le richieste avanzate dalle Regioni.
EMILIA ROMAGNA
Tra le richieste avanzate dalla Regione vi è quella di un’autonomia legislativa, amministrativa e organizzativa in ordine alla rimozione di vincoli di spesa specifici, presenti e futuri, con particolare riferimento a quelli in materia di personale e di valutazione del risultato economico dei singoli enti sanitari regionali.
Quanto ai percorsi di specializzazione, si chiede autonomia legislativa e amministrativa per realizzare la piena integrazione operativa dei medici specializzandi con il sistema aziendale, e intervenire sulla programmazione delle borse di studio per gli specializzandi operata dal livello nazionale adeguandola alle specifiche esigenze del territorio. A tale scopo, la Regione propone la stipula di specifici accordi con le Università presenti sul territorio regionale. La Regione propone quindi l’attivazione di percorsi formativi di specializzazione anche attraverso contratti a tempo determinato di specializzazione lavoro per i medici, alternativi ai contratti di formazione specialistica, e tali da assicurare una qualità equivalente delle competenze acquisite.
Sarà poi la stessa Regione a definire le modalità per l’inserimento dei medici titolari del suddetto contratto di specializzazione lavoro all’interno delle proprie strutture sanitarie, fermo restando che il contratto in esame non potrà attribuire un diritto all’accesso ai ruoli del Servizio Sanitario Nazionale, né darà luogo all’instaurazione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con lo stesso. Verranno infine concordati con gli Atenei regionali percorsi che consentano ai medici titolari di questo contratto l’accesso alle scuole di specializzazione.
Quanto poi ai ticket, viene avanzata la richiesta di un’autonomia legislativa e amministrativa in merito al sistema tariffario, incluse le modalità di rimborso, e alla determinazione della compartecipazione alla spesa sanitaria per i cittadini residenti nella Regione.
In maniera analoga, viene poi richiesta un’autonomia legislativa e amministrativa in ordine alla definizione della governance degli Enti del Servizio Sanitario Regionale, anche rispetto alle modalità di erogazione dei servizi ospedalieri e territoriali, al fine di garantire un assetto organizzativo della rete dei servizi e delle strutture di supporto efficiente, integrato e di qualità.
Arriviamo così alle politiche del farmaco con la richiesta di attribuzione di un’autonomia amministrativa in ordine alle decisioni sull’equivalenza terapeutica tra medicinali contenenti differenti principi attivi, qualora Aifa non intervenga con motivate e documentate valutazioni in attuazione della normativa vigente. Tali richieste si estendono, inoltre, alla definizione delle forme di distribuzione, anche diretta, dei farmaci, tenuto conto dei differenti regimi assistenziali.
Infine, si chiedono maggiori autonomie sia in tema di edilizia sanitaria, che sulla possibilità di definire misure di semplificazione e agevolazione, ovvero ampliarne l’ambito oggettivo di applicazione, anche in deroga alla normativa vigente, in tema di fondi sanitari integrativi.
LOMBARDIA
La Lombardia chiede invece l’attribuzione di competenze in materia di definizione dell’assetto istituzionale del sistema sociosanitario regionale e dei relativi profili organizzativi, organizzazione dell’offerta ospedaliera e territoriale, facoltà di attivazione di percorsi alternativi di formazione specialistica dei medici presso le aziende sanitarie e ospedaliere, d’intesa con le univerrsità per la parte teorica della formazione e con la previsione per i laureati in medicina di specifici contratti annuali rinnovabili per la durata complessiva a quella del corso di formazione specialistica, per l’inserimento, durante il periodo di formazione, di medici in formazione all’interno delle strutture del Ssr. E ancora, rimodulazione dei ticket con la possibilità di abolire la quota fissa, programmazione di investimenti in edilizia sanitaria e fondi sanitari integrativi.
Tra le richieste ancora non accolte o non definite troviamo la definizione dei profili attinenti al sistema tariffario di rimborso e remunerazione, definizione dell’utilizzo delle risorse finanziarie da impiegare per il personale, l’acquisto di beni e servizi, i farmaci, i dispositivi medici, l’acquisto di prestazioni da erogatori privati a fronte della garanzia dell’equilibrio economico-finanziario complessivo del sistema sociosanitario.
E ancora, la definizione di dell’evidenza terapeutica per principi attivi uguali e delle regole in materia di payback, l’istituzione e regolamentazione di un fondo regionale integrativo del fondo sanitario nazionale con la definizione di un livello minimo di defiscalizzazione per favorire e incentivare l’adesione volontaria.
VENETO
Anche in questo caso troviamo la richiesta di una gestione della competenza riguardante la definizione dell’assetto istituzionale del sistema sociosanitario regionale e dei relativi profili organizzativi. Si spazia dall’organizzazione dell’offerta ospedaliera e territoriale, all’ampliamento della rete formativa delle specializzazioni mediche con la possibilità di attivare percorsi alternativi presso le aziende sanitarie e ospedaliere del Ssr, d’intesa con le università per la parte teorica della formazione e con la previsione per i laureati in medicina, con risorse proprie, di specifici contratti annuali rinnovabili per la durata complessiva a quella del corso di formazione specialistica, per l’inserimento dei medici in formazione all’interno delle strutture del Ssr.
Anche il Veneto chiede maggiori competenze in tema di ticket con la facoltà di abolire la quota fissa. E ancora, troviamo richieste sull’edilizia sanitaria e nuove forme di finanziamento per il sistema santiario regionale attraverso l’istituzione di fondi sanitari integrativi.
Quanto, infine, alle richieste ancora non accolte o non definite troviamo la possibilità di gestione del personale sanitario, compresa la gestione dell’attività intramoenia. La possibilità di destinare specifiche risorse aggiuntive per il personale che opera presso sedi disagiate. L’impiego, per attività medico chirurgiche di supporto, di medici in possesso della sola laurea in medicina e dell’abilitazione, di medici in possesso di diploma di formazione specifica in medicina generale o di medici in possesso di qualsiasi specializzazione esclusivamente per esigenze temporanee volte a garantire la continuità nell’erogazione dei Lea nell’ambito del sistema di emergenza-urgenza e in tutti i casi in cui vi sia il rischio di interruzione del pubblico servizio.
L’ampliamento della rete formativa delle specializzazioni mediche con facoltà di attivazione di percorsi integrativi di formazione specialistica presso le aziende sanitarie e ospedaliere del Ssr, con specifici contratti di lavoro a tempo determinato per la durata complessiva pari a quella del corso di formazione specialistica, in sovrannumero rispetto ai contratti finanziati dallo Stato.
E ancora, l’erogazione delle cure primarie in forme aggregate complesse con medici convenzionati, medici dipendenti del Ssr o soggetti accreditati nel rispetto del principio di libera scelta dei cittadini. Anche qui si propongono poi una rimodulazione dei ticket con la possibilità di abolire la quota fissa, e nuove forme di finanziamento per il Ssr istituendo fondi sanitari integrativi.
Infine, tra le richieste non ancora accolte troviamo la disciplina degli incarichi conferiti, previa procedura comparativa, con contratti di lavoro autonomo o libero professionali dalle aziende ed enti del Ssr ai professionisti sanitari anche per lo svolgimento di funzioni ordinarie; e l’esercizio di competenze in via surrogatoria riguardanti gli ambiti dell’equivalenza terapeutica e del payback.
Giovanni Rodriquez
12 febbraio 2019
QUOTIDIANO SANITA