Il problema è che i «nodi» da sciogliere agitano soprattutto le due regioni a guida leghista, Veneto e Lombardia, e coinvolgono – guarda caso – tutti ministri M5S: il braccio di ferro riguarda le infrastrutture, la sanità, le sovrintendenze. Ovvero il confronto è con Danilo Toninelli, Giulia Grillo, Alberto Bonisoli.
Erika Stefani, ministro degli Affari regionali, sta facendo di tutto per arrivare al consiglio dei ministri di venerdì 15 con una bozza d’intesa che abbia l’ok delle Regioni e anche dei ministri grillini, ma allo stato la soluzione non è stata ancora trovata. Fonti del ministero parlano di problemi risolti per «l’80%», ma quel 20% ancora da sbrogliare rischia di far saltare tutto. Forza Italia, che in Lombardia governa con la Lega, sull’autonomia incalza e teme un nuovo rinvio di fatto: «Ora basta: il 15 febbraio il governo deve mostrare le carte – dice Mariastella Gelmini – la Lega non può farsi dettare l’agenda anche su questo dal Movimento 5 Stelle».
Veneto e Lombardia chiedono la regionalizzazione delle tratte autostradali gestite dallo Stato che attraversano il territorio delle Regioni, la gestione dell’organizzazione delle sovrintendenze, la definizione delle tariffe sanitarie e dei ticket. Su tutti questi fronti, spiega l’assessore, «Toninelli, Bonisoli e Grillo non accettano le richieste delle regioni». Una resistenza che, viene spiegato, in parte è anche da attribuire agli apparati dei ministeri, che non accettano la logica del decentramento.
La questione però è anche politica, pure ieri la ministra per il Sud Barbara Lezzi ha affermato al sito “Affaritaliani.it” che il contratto di governo prevede un impegno per «colmare il divario tra Nord e Sud e nessuna azione di governo potrà andare in direzione contraria». Ma, avverte Igor Iezzi (Lega), «nel contratto di governo c’è anche l’autonomia. Se non si rispetta diventa un problema». Un problema talmente grande che il prudente Giancarlo Giorgetti nelle settimane scorse era arrivato a minacciare la crisi di governo in caso di stop all’autonomia.
Di Maio e Salvini cercheranno, con la ministra Stefani, di sciogliere i nodi. Ma se poi nella bozza del governo non ci dovessero ancora essere i punti che chiedono le Regioni la trattativa proseguirà tra il premier Conte e i singoli governatori. E la Lega non è intenzionata a cedere.
La Stampa
Ci vorrà una riunione tra Salvini e Di Maio in settimana per provare a sbloccare davvero lo stallo sull’autonomia regionale chiesta da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e l’incontro potrebbe anche non bastare. Il capo del M5S assicura che sull’autonomia regionale il governo sta «rispettando il cronoprogramma», il segretario leghista garantisce che la proposta del governo arriverà «entro la settimana», ma la questione è tutt’altro che risolta e parlando con alcune delle Regioni coinvolte c’è anche chi avverte: «La firma dell’intesa con il governo non è scontata – spiega un assessore – , siamo a buon punto, ma ci sono tre-quattro questioni dirimenti da risolvere politicamente. E se non si sciolgono questi nodi avremmo un’autonomia depotenziata, non differenziata».