Una misura collegata alla pace contributiva per consentire a chi ha patito un’interruzione del rapporto di lavoro prima della fine del 2011, ed è in disoccupazione, di accedere, versando un “modesto” contributo fisso, con un meccanismo accelerato agli attuali strumenti di pensionamento: da Opzione donna e dalle uscite con il solo canale “contributivo” a prescindere dell’età anagrafica, fino a «quota 100» e all’Ape sociale prorogata. Quella alla quale stanno lavorando i tecnici del Governo sotto la regia del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, è sostanzialmente una norma salva-esodati senza ricorrere al dispositivo classico della “salvaguardia” (8 quelle già innescate dai precedenti governi) ed evitando in ogni caso di ripristinare la possibilità di uscita con i requisiti ante-legge Fornero. Un intervento che sarebbe destinato a far parte del pacchetto di ritocchi del Governo al capitolo pensioni del decretone su previdenza e reddito di cittadinanza all’esame del Senato.
Cifre ufficiali sulla platea eventualmente interessata non circolano. E i tecnici dell’esecutivo considerano qualsiasi stima al momento inattendibile. Ma, se la modifica dovesse ottenere il via libera, tra i potenziali beneficiari ci sarebbe almeno una parte dei circa 6mila lavoratori che, secondo gli stessi esodati, sarebbero rimasti esclusi dalle 8 salvaguardie scattate dopo l’entrata in vigore della riforma Fornero e con le quali è stato consentito l’accesso a oltre 150mila persone.
Ma questo non è il solo possibile ritocco al decretone al quale sta pensando l’esecutivo. In rampa di lancio ci sono l’innalzamento da 30mila a 45-50mila mila del limite per l’anticipo delle liquidazioni (Tfs) degli statali con prestito bancario per effetto di un’apposita convenzione con l’Abi. Una modifica cara alla Lega. Non a caso è stata più volte evocata dallo stesso Durigon. Su questo punto il Governo dovrà tenere conto anche dei rilievi mossi dal Servizio Bilancio del Senato, dal quale è arrivata, di fatto, una richiesta di correzioni al capitolo della detassazione delle liquidazioni degli statali, anche per chiarire in maniera netta se l’agevolazione spetta davvero a tutti i dipendenti pubblici o solo ai “contrattualizzati”. Non solo: nel dossier dei tecnici di Palazzo Madama si afferma che «potrebbero presentarsi problemi in sede comunitaria» per la “copertura” del Fondo di garanzia da 50 milioni “collegato” al finanziamento bancario per l’anticipo del Tfs.
Durigon con i tecnici sta anche valutando la possibilità di migliorare la parte del decretone riguardante il riscatto agevolato della laurea. E tra gli obiettivi resta anche quello di far salire da 45 a 50 anni la soglia anagrafica per utilizzare l’agevolazione contributiva. Tra i ritocchi considerati già certi c’è l’emendamento del Governo (o dei relatori) con cui verranno bloccate le pensioni corrisposte ai latitanti (in primis quelli con l’accusa di terrorismo).
Nessuna modifica “invasiva” dovrebbe arrivare dal Governo al capitolo di «quota 100». Alle ore 14 di ieri risultavano giunte all’Inps quasi 30mila domande di pensionamento anticipato (29.198), il 30,7% delle quali presentate da dipendenti pubblici (8.972). La provincia dalla quale è partito il numero più elevato di richieste è quella di Roma (2.490), mentre la classifica delle regioni è guidata da quelle del Sud (quasi 12mila domande).
Ma «quota 100» non sarà sicuramente risparmiata dall’ondata di emendamenti dei gruppi parlamentari che rischia di abbattersi sul decreto in commissione Lavoro al Senato e che è destinata ad investire soprattutto gli interventi sul reddito di cittadinanza. Il termine per la presentazione delle proposte di modifica di natura parlamentare è stato fissato alle ore 9 di martedì 12 febbraio. Il decreto (che scade il 29 marzo) è atteso in Aula a Palazzo Madama il 19 febbraio, ma è stata già prevista la possibilità di chiudere la partita al Senato la settimana successiva (entro il 28 febbraio) per poi trasmettere il testo alla Camera. A quel punto resterà un mese di tempo per ulteriori modifiche ed un eventuale nuovo passaggio a Palazzo Madama.
Il Sole 24 Ore
Davide Colombo
Marco Rogari
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