“Finalmente Zaia si è accorto della carenza dei medici, ma come al solito si chiama fuori dalle responsabilità. Ci spieghi come fa a dire che i medici bravi non devono andare in pensione e contemporaneamente sostenere Salvini con quota 100. Come fa a non gridare l’indignazione contro questo esecutivo che ha tagliato i Fondi sanitari nel 2019 e non ha sbloccato il tetto di spesa per il personale. Forse, distratto, non si è ancora accorto che al governo c’è la Lega. La Regione poi poteva e doveva intervenire prima, il Piano sociosanitario era l’occasione giusta per fare un ragionamento serio e invece è stata l’ennesima occasione persa”. I consiglieri del Partito Democratico Claudio Sinigaglia e Graziano Azzalin insieme alla collega della Lista AMP Cristina Guarda rispondono così alle dichiarazioni del governatore sulla mancanza di medici, circa 1.300 in tutto il Veneto, e sul suo mettere le mani avanti. “Dire che non dipende dal fatto che la Regione non assuma o che non ci sono candidati ai concorsi è una risposta parziale. Stiamo assistendo a una vera e propria fuga dal pubblico a vantaggio del privato, ci sono professionisti che non vogliono lavorare negli ospedali Spoke: si chieda perché. È da anni che denunciamo questa cosa, avevamo chiesto un piano straordinario di assunzioni per ‘dare gambe’ ai buoni propositi del Pssr, invece sono state presentate soluzioni avveniristiche e poco credibili. Andando avanti così e se aggiungiamo i pensionamenti anticipati con quota 100, si rischia lo smantellamento del Sistema sanitario pubblico”, aggiungono i tre consiglieri, che insistono sulle difficoltà di trovare professionisti per le strutture periferiche. “Sono pagati poco e spesso hanno la reperibilità notturna, magari con turno regolare il giorno dopo. È evidente che scelte del genere sono non solo svilenti, ma anche pericolose, perché si tratta di un lavoro estremamente delicato. E così i medici si licenziano e vanno nel privato, mentre le condizioni di chi resta continuano a peggiorare. Questa situazione mette in particolare difficoltà le realtà rurali, dove già manca un adeguato numero di medici di base: è inaccettabile subire anche in ospedale condizioni di disagio a causa di scelte basate sul portafoglio della Regione e non sulla qualità del servizio”. –
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